”Sono normale”? Una questione spinosa

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Sarah Chaney

“Sono normale?” è una domanda che a un certo punto della vita ci siamo fatti tutti quando abbiamo avuto un comportamento non in linea con gli altri. A cominciare dall’adolescenza la domanda diventa sempre più martellante. “Perché ho avuto le mestruazioni prima delle mie compagne?”, “Perché agli altri cresce la barba e io ho solo questi due peletti sul labbro superiore?”, o anche “Perché mi piacciono le ragazze e non i ragazzi come alle altre?”.

Essere “strani”, “diversi”, è una questione che ha a che fare con l’idea di normalità. La normalità è un’idea spinosa e mutevole nel tempo. Il concetto di norma ci serve per molti motivi: pensiamo ad esempio agli “asterischi” negli esami del sangue, se hai qualche parametro “fuori dalla norma”, probabilmente hai qualcosa che non va con la salute. Quando però questo concetto si sposta sul piano dei comportamenti il discorso si fa più ambiguo e anche pericoloso. Al concetto di normalità è dedicato un interessante saggio pubblicato da Bollati Boringhieri intitolato Sono normale? scritto dalla ricercatrice inglese Sarah Chaney. Il concetto di normalità è relativamente recente.

La parola “normale” con il significato che le diamo oggi entra nell’uso nel 1800. La nascita della statistica e la sua crescente popolarità in Europa e in Nord America spinse gli scienziati a misurare l’umanità, si iniziò così a calcolare la “media” e da qui la normalità come termine per definire qualcuno che è nella media. Questi calcoli ebbero fin da subito molti utilizzi per la gestione della vita quotidiana e dei consumi. Per esempio con la produzione in fabbrica iniziava a diventare fondamentale sapere quali taglie di vestiti e di scarpe erano più diffuse (e quindi normali) per produrne in numero maggiore.

Questo porterà ad esempio alla nascita delle taglie standard: M, L se sei più grande, S se sei più piccolo della media. Passò poco che la “normalità” entrasse anche nello studio dei comportamenti umani. Un primo uso di questa “normalità” fu il giustificare le colonizzazioni. “Sono popoli incivili, non sono quindi normali, noi li colonizziamo per educarli”. Ovviamente il modello preso come normalità era sempre quello del colonizzatore. (Giudizio vivo ancor oggi, si pensi alle guerre per esportare la democrazia, che è il modello “normale” in occidente. Non ci sono prove, ad esempio, che le organizzazioni tribali funzionassero peggio delle democrazie corrotte che gli occidentali hanno imposto in molti stati dell’Africa).

L’autrice mescola dati e studi con l’autobiografia. Da ragazza ci dice di essere stata spesso bullizzata per la sua “anormalità”. Chaney ragiona anche su quanto il concetto di normalità stia mutando in questi anni in cui la società liquida ha modificato molti parametri. Per le nuove generazioni i comportamenti sessuali sono molto meno vincolati al concetto di “normalità”, anzi lo stanno demolendo. La norma fino a poco fa è stata legata a un’idea di persona che era “maschio”, “bianco”, “eterosessuale”. Dai dati esaminati da Chaney emerge che queste caratteristiche rappresentano meno del 5% della popolazione mondiale, non proprio la maggioranza insomma. Forse l’idea di normalità va rivisitata, con buona pace del generale bestseller. 

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