Ci siamo ribattezzati da soli “Homo Sapiens”, e allora, se siamo così sapienti, come mai ci stiamo autodistruggendo? Come mai stiamo commettendo un suicidio di specie attraverso lo sfruttamento della natura e un errato uso della tecnologia? L’AI è la prima tecnologia a poter prendere decisioni da sola, e a poter creare nuove idee. La Silicon Valley ha creato chip che possono essere spie che non dormono mai, speculatori finanziari che non dimenticano niente, e anche dittatori che non possono morire.
È tornato Yuval Noah Harari, forse il più visionario e controverso storico e filosofo che ha mosso le acque del dibattito con i suoi saggi Sapiens e Homo Deus. Con Nexus (Bompiani) si propone di indagare la storia delle reti di informazione dall’età della pietra all’AI.
Tra i tanti concetti esposti le pagine più affascinanti sono probabilmente quelle legate agli impatti che sta avendo la comunicazione di massa digitale, (come i social network, youtube, ecc: tutti controllati con gli algoritmi che utilizzano l’Intelligenza Artificiale), sulle nostre vite. Inizialmente si pensava che i nuovi canali di comunicazione, che ampliano i soggetti che possono diffondere messaggi, creasse un problema per molti sistemi totalitari spingendoli verso la democrazia. La proliferazione di canali di informazione non gestiti direttamente dal potere avrebbe dovuto creare per la prima volta in maniera così massiccia il diffondersi di pensieri “anti conformisti”.
Ma la realtà è andata in maniera diversa, perché gli algoritmi premiano il conformismo. L’ascesa degli algoritmi di apprendimento automatico è esattamente ciò che gli Stalin del mondo stavano aspettando. L’intelligenza artificiale potrebbe far pendere l’equilibrio tecnologico del potere a favore del totalitarismo. Infatti, mentre inondare le persone di dati tende a sopraffarle e perciò a far commettere loro errori, inondare l’AI di dati tende a renderla più efficiente. Per questo, l’AI sembra favorire la concentrazione delle informazioni e dei processi decisionali in un unico luogo. Anche nei paesi democratici, alcune società come Google, Facebook e Amazon sono diventate monopoli nei loro settori, in parte perché l’AI sposta l’ago della bilancia a favore dei giganti. L’algoritmo infatti tende a premiare chi sta al vertice della piramide alimentare dell’economia. Chi infatti è al vertice ha prezzi migliori e maggiore efficienza per questo viene premiato dall’algoritmo. Più viene premiato e più diventa grande. E più diventa grande e più viene premiato. Questo innesca un meccanismo che ci ha già spinti verso un’oligarchia ristretta di persone e aziende che di fatto gestisce le informazioni e il commercio, spazzando via i pesci piccoli. Lo stesso avviene con la politica. Per questo ci aspetta – secondo Harari -, un futuro sempre più favorevole ai totalitarismi.