Sacks, Darwin e quella lezione sull’evoluzione che dovremmo studiare tutti

Fiume Della CoscienzaCi sono quattro autori, scomparsi negli ultimi anni, di cui non mi rassegno al fatto che non potrò più leggere e ascoltare nulla di nuovo: il sociologo Zygmunt Bauman, Philip Roth (anche se non scriveva da anni speravo sempre che sarebbe tornato a farlo), David Bowie e lo psichiatra Oliver Sacks. Di quest’ ultimo, fortunatamente, è uscito da qualche mese un libro di saggi inediti intitolato Il fiume della coscienza, edito come sempre da Adelphi. In questo testo sono raccolti dieci saggi del medico e psichiatra britannico scomparso l’estate di tre anni fa, in cui fa i conti con i suoi tre maestri: il biologo Charles Darwin, il padre della psicanalisi Sigmund Freud e il filosofo William James. Sacks guarda al mondo animale e vegetale per trarre conclusioni generali. Anche dalle piante, con cui condividiamo il 70% del patrimonio genetico, possiamo capire meglio la natura di quella scimmia che indossa i vestiti, chiamata “uomo”.

Per fare solo un esempio, dei molti che si potrebbero fare, Sacks ripercorre la scoperta di Darwin sulla riproduzione dei fiori. Negli anni in cui Darwin si appassionò agli esperimenti sulle primule era diffusa la convinzione che i fiori si autofecondassero. Avendo organi riproduttivi maschili e femminili allo stesso tempo si riteneva che la fecondazione avvenisse sempre spontaneamente. A Darwin questa idea non convinceva. «Se si fecondano da soli come mai esistono tanti tipi e colori diversi e non uno solo? Come può evolvere una specie se non si mescola?» Dai suoi studi sulle primule e sulle orchidee lo scienziato dedusse che in effetti non era così. I fiori si mescolavano, eccome. Ma visto che non potevano muoversi per entrare in contatto gli uni con gli altri, la natura aveva fornito loro delle ali, quelle delle api. Erano le api a muoversi al posto loro, portando i pollini da un fiore all’altro. Solo quando razze e tipologie si mescolano si può evolvere, altrimenti si è destinati all’estinzione, sentenziò Darwin. Una lezione che può dirci molto anche oggi, e che dovrebbero studiare non solo biologi e scienziati, ma anche i politici.

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