129 – «Capilavori» ravennati

San Vitale Adolfo VenturiNel 1924, lo storico dell’arte Adolfo Venturi dava alle stampe per Nicola Zanichelli Editore L’arte italiana. Disegno storico, un’opera nella quale ripercorreva in estrema sintesi, in sette capitoletti, tutta la storia dell’arte italiana, dai «primordi dell’arte cristiana» sino al XIX secolo. Il primo capitolo non poteva non trattare di Ravenna, dei mosaici che «creano degli accordi di colori e di luce così intensi, così ampi, così perfetti, come mai nessuno ottenne nè prima, nè poi» e delle sculture che «perdono ogni forma rilevata per divenire incisioni di pietra, ed anche trafori, raggiungendo effetti pittorici nei capitelli e nelle transenne». Secondo Venturi «l’ebbrezza dei colori orientali […], riusciva nel secolo VI a dar vita a capilavori». Nei mosaici di S. Apollinare Nuovo «lo spirito romano non domina più le forme dei Profeti, il bizantinismo s’infiltra nella Processione delle Vergini, tra le vaghe insinuate indolenti linee, ripetute con molle ritmo consono allo sparso atomico sfavillio del colore. Al romano squadro nitido, alla scalpellatura potente delle forme succede un fluir morbido e tacito di superfici sinuose entro il soave firmamento d’oro; fluttuano i contorni, adagiandosi con torpido incanto; si dissemina, si volatizza il colore». Nell’abside di San Vitale «non le notturne luci del mausoleo di Galla Placidia, non la melodia lene e sommessa cantata dai colori entro la nave di S. Apollinare Nuovo […], ma clangori metallici d’oro, crudo splendore di gemme».

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