131 – Il tempio della dea romana Febbre

131)Tra le più surreali visioni della Basilica di Sant’Apollinare in Classe va ricordata quella della scrittrice Violet Paget, nota con lo pseudonimo maschile di Vernon Lee: «Mi sembrò quella prima volta, e mi è sembrato sempre da allora, che non fosse una chiesa cristiana, ma il tempio della grande dea romana Febbre. Il portone era aperto, come a qualsiasi ora del giorno, per evitare che l’umidità interna consumasse l’edificio, e un raggio del sole basso sull’orizzonte attraversava, obliquo, la navata umida e scura e colpiva un punto verde brillante sul mosaico dell’abside. Lì, nella mezza cupola, stavano file e file di agnelli, ognuno col suo alberello e i gigli, che biancheggiavano contro il verde scintillante dell’erba del Paradiso, circondati da straordinari ruscelli color oro e turchino, che si aprivano in alto in laghi dall’azzurro splendore. Il raggio obliquo che illuminava quel punto verde, bruno e dorato del mosaico cadeva poi sugli scalini dell’altare, bruni e verdi per le molli muffe, come il soffitto soprastante. Il pavimento della chiesa, sprofondato sotto il livello della strada, era un pezzo di terra acquitrinosa che infradiciava i piedi ed esalava un orrore viscido nell’aria. Fuori il sole tramontava dietro un ammasso di solide nubi grigie, imporporando debolmente i loro squarci e producendo striature rosate nel cielo color giallo intenso della sera. Contro il cielo si stagliava la lunga linea color ruggine, il tenue profilo a forma di cupola della pineta». (Vernon Lee, Ravenna e i suoi fantasmi)

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