Edizione speciale – quattro tesori ravennati visti di Porta in Porta

Quasi fossero preziose e monumentali cornici, quattro porte di Ravenna – Porta Serrata, Porta Gaza, Porta Adriana e Porta Sisi – inquadrano altrettanti monumenti della città, svelandone curiosi dettagli e raccontandone piccole storie attraverso le voci di viaggiatori del passato.
Le 4 cartoline, firmate dallo studioso Giovanni Gardini, sono state stampate nel classico formato 15×10,5 cm. in occasione della manifestazione enogastronomica e culturale “diPortainPorta” organizzata nel maggio 2019 dalle associazioni Chef toChef e Ravenna Food.
Da un’dea di album di cartoline sull’arte e la storia di Ravenna,  in via di raccolta nelle pagine del settimanle R&D e su questo blog, firmate dallo stesso autore.

Porta Serrata – Mausoleo di Teodorico
Da sempre grandi studiosi sono venuti a Ravenna e tra questi va ricordato Theodor Mommsen, storico ed epigrafista tedesco. Come ebbe modo di annotare nel suo diario, il 12 luglio 1845 egli visitò il Mausoleo di Teoderico: «Dopo mangiato, per Porta Serrata, alla Rotunda di Teodorico. Un monumento magnifico, semplice, unico! (…) La mia vecchia padrona di casa mi ha appena raccontato che questo signore che si ha fatto il sepolcro a parte è morto da una saetta, proprio come il re dei romani nella leggenda. Per sollecitazione del proprietario del terreno – un signor Canevali di Milano – la tomba, che per le sorgenti che sono là si trovava quasi sott’acqua, è stata riportata all’asciutto l’anno scorso per mezzo di una chiavica. Ora la si vede tutta».

Porta Adriana – Tomba di Dante
Si può venire a Ravenna non solo per i suoi mosaici, ma innanzitutto per rendere omaggio al Sommo Poeta che di questa città ha fatto il suo ultimo rifugio. Tra i tanti va ricordato il re Giovanni di Sassonia un appassionato cultore di Dante tanto da curarne una traduzione della Divina Commedia in lingua tedesca: «Il mio viaggio a Ravenna – scriverà nelle sue memorie a ricordo della visita del 1838 – era innanzitutto motivato dal desiderio di compiere un pellegrinaggio alla tomba di Dante e la prima meta della mia visita alla città era esattamente quella. Si tratta di un recente monumento che non ha nulla di straordinario, ma la sua collocazione, all’angolo di un silenzioso vicolo, possiede tuttavia un non so che di piacevole e nobilitante».

Porta Sisi – Sant’Apollinare in Classe
Vernon Lee, pseudonimo della scrittrice inglese Violet Paget, durante le sue visite a Ravenna ebbe modo di gustarne l’intensa bellezza che descrisse con struggenti parole: «La mia più vecchia impressione di Ravenna, quando ancora essa non era ai miei occhi dimora di amici viventi e anche di strani fantasmi, fu quella di un malinconico tramonto di primavera a Classe». Nella Basilica di Sant’Apollinare «il portone era aperto, come a qualsiasi ora del giorno, per evitare che l’umidità interna consumasse l’edificio (…). Lì, nella mezza cupola, stavano file e file di agnelli, ognuno col suo alberello e i gigli, che biancheggiavano contro il verde scintillante dell’erba del Paradiso (…). Fuori il sole tramontava dietro un ammasso di solide nubi grigie».

Porta Gaza – Battistero Neoniano
All’interno del Battistero Neoniano, in occasione della sua seconda visita a Ravenna, Carl Gustav Jung ebbe una visione sorprendente della quale scrisse un resoconto nelle sue memorie: «Qui per prima cosa mi colpì la tenue luce azzurrina diffusa, che però non mi soprese (…). Il quarto mosaico, sul lato occidentale del battistero, era il più efficace. Lo guardammo per ultimo. Rappresentava Cristo che tendeva la mano a Pietro, mentre questi stava per affogare nelle onde. Sostammo di fronte a questo mosaico per circa venti minuti (…). Quando ero di nuovo in patria, chiesi a un mio conoscente che andava a Ravenna di procurarmi le riproduzioni. Naturalmente non poté trovarle, perché poté constatare che i mosaici che io avevo descritto
non esistevano!».

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