76 – Una singolare iscrizione Seguici su Telegram e resta aggiornato Le quattro absidiole del battistero Neoniano recano iscrizioni musive ispirate a passi sia dell’antico sia del nuovo Testamento, testi pesantemente restaurati da Felice Kibel (1861-1862). Corrado Ricci, commentando questi restauri, deprecava il lavoro del Kibel che aveva distrutto «lettere antiche, integre o parziali», oltre ai monogrammi e agli ornati inferiori. Le Tavole storiche, colorando di arancione le parti rifatte, rendono bene l’ampiezza – ahimè – dell’intervento ottocentesco. Tra queste iscrizioni bibliche la più singolare è quella tratta dal Vangelo di Giovanni: «Quando Gesù depose il mantello, mise acqua nella brocca e lavò i piedi ai discepoli», un testo che potrebbe evocare, anche a Ravenna, la prassi della lavanda dei piedi connessa alla liturgia del battesimo. A Milano, nel IV secolo, questo gesto era collegato al rito battesimale come spiega lo stesso vescovo Ambrogio: «Sei risalito dal fonte. Che cosa è avvenuto poi? Hai ascoltato la lettura. Il vescovo, raccolte le vesti […] ti ha lavato i piedi. Che cos’è questo mistero? Hai udito certamente che il Signore, dopo aver lavato i piedi agli altri discepoli, giunse a Pietro, e Pietro gli disse: Tu, mi lavi i piedi?, cioè: tu, il Signore, lavi i piedi al servo? […]. Non ignoriamo che la Chiesa romana non ha questa consuetudine, sebbene noi ne seguiamo, in tutto, il modello e la norma. Tuttavia non ha questa consuetudine di lavare i piedi. Rifletti: forse l’ha tralasciata per il gran numero di neofiti». Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Cartoline da Ravenna