Il “Linus” di Igort torna bambino per «ritrovare l’incanto»

Linus IgortQuando arriva in edicola, nell’aprile 1965, il mensile “Linus” dà uno scossone all’editoria italiana di fumetti. Il direttore Giovanni Gandini fa conoscere anche in Italia le potenzialità di un mezzo espressivo che fino a quel momento ha avuto solo due filoni: l’umorismo e l’avventura. Il terreno è stato preparato da un saggio sulle strutture del linguaggio, Apocalittici e integrati di Umberto Eco; e dal successo di due volumi che fanno conoscere per la prima volta le strisce dei Peanuts. La storia della rivista, fra alti (molti) e bassi, arriva fino a oggi, con una sola interruzione: due numeri saltati nel 2013, per gravi problemi della casa editrice.

Oggi “Linus” cambia di nuovo volto e, se si sta al primo numero, punta a riconquistare uno spazio importante nel panorama delle riviste e dei periodici culturali. Edito, dal numero di maggio, da La nave di Teseo, è diretto da Igort, già fondatore della casa editrice Oblomov (che propone fumetti di qualità contemporanei e ristampe straordinarie). Leggerlo è una bella sorpresa. Si incontrano di nuovo i Peanuts degli anni Cinquanta, ma anche una novità per l’Europa, il capolavoro visionario Nejishiki di Tsuge Yoshiharu; molti scopriranno le tavole domenicali di un artista favoloso come Feininger o le storie psichedeliche realizzate da Vaughn Bodè (le sue lucertole che parlano del Vietnam sono insuperate), dimenticate troppo in fretta. Oppure le figurine realizzate con i timbri del canadese Seth. E autori contemporanei come Gabrielle Bell e Fabio Viscogliosi. Per non dimenticare gli inediti di Art Spiegelman (quello di Maus, per capirci); e una vignetta è diventata la copertina.

Non basta, come il “Linus” classico di oltre mezzo secolo fa (proprio così…), ai fumetti si affiancano saggi e rubriche altrettanto “fascinose”; come “l’Abbecedario” di Michel Houellebecq; o “Science Fiction Now”. Infine l’inserto femminista “Resist!”, che si legge rovesciando la rivista e iniziando a leggerla al contrario. Il tutto tenuto insieme da una grafica quasi decò, di grande pulizia e linearità. E ha ragione Igort quando nell’editoriale scrive «A primo sguardo Linus torna bambino» perché la rivista di fumetti e altro punta a «ritrovare l’incanto». Non bastasse, in un angolo si annuncia che nel prossimo numero sarà proposto un ricordo di Andrea Pazienza, nei 30 anni della scomparsa. Insomma, si torna sul serio a casa.

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