Un affascinante fumetto che rende reali gli incubi

Roy BarbatoLa definizione “romanzo a fumetti” corrisponde a “graphic novel”, etichetta amata da una fascia di autori e lettori che, come si usava dire anni fa, «nascondono il Corriere della sera fra le pagine di Linus». Hugo Pratt parlava di letteratura disegnata, Will Eisner di arte sequenziale; i francesi, in modo più laico, dicono “bande dessinée”, sia per Asterix che per i lavori di  Marjane Satrapi. Fumetto, quindi, in realtà andrebbe benissimo, ma è una vecchia diatriba: usare quel termine porta a pensare a un linguaggio di qualità intellettuale minore. Dimenticando quanto in realtà sia invece complesso. Diceva, infatti, Gianni Rodari: «Se il cinema è scrittura, il fumetto è una stenografia, dalla quale bisogna risalire al testo». La nuova fatica di due autori eccellenti, Corrado Roi (disegni) e Paola Barbato (testo), intitolata “Ut” e pubblicata da Sergio Bonelli Editore, è un esempio di come le definizioni semplici siano più efficaci di tutte le altre. Il fumetto, una miniserie in sei parti, viene distribuito contemporaneamente sia in libreria che in edicola. L’edizione riservata alle librerie, però, è diversa: contiene 16 pagine extra e ha una copertina illustrata da un disegnatore ospite per ognuno dei numeri. E “Ut” rispetta tutti i canoni di questo genere, confermando a quali livelli di qualità si possa arrivare. Senza dover essere etichettato come graphic novel. Due righe sul plot: l’umanità è scomparsa, quel che resta del pianeta è popolato da nuove specie simili all’uomo, governate solo da bisogni primordiali. Ut è una creatura elementare, feroce e infantile, incaricata dall’entomologo Decio di sorvegliare un antico sepolcro. Da lì un giorno emerge un individuo diverso da tutti e che non ricorda nulla di sé: Iranon. La sua comparsa rompe gli equilibri, c’è chi lo teme, chi lo brama, chi lo vuole strumentalizzare. Ut, incaricato di sorvegliarlo, lo accompagna di malavoglia, fino a quando tra i due non si stabilisce uno strano legame. Paola Barbato lavora a questa storia quasi da sempre e ancora una volta, come nel suo insuperabile romanzo d’esordio, “Bilico”, trasforma gli incubi in realtà quotidiana e credibile: dopo poche pagine sappiamo che potremmo incontrare, in centro, l’essere con la maschera che si chiama Ut. Il connubio con l’arte di Corrado Roi completa la magia e porta a un esito destabilizzante, quindi in grado di affascinare. Ci sono echi del primo Dino Battaglia e rimandi alle chine di Sergio Toppi; tutto riletto appunto da Roi, vero maestro della scuderia Bonelli. In grado di confrontarsi con il mito di Tex e con le nuove declinazioni di Dylan Dog.
La versione da libreria del secondo numero (già in edicola), sarà presentata al Salone del Libro di Torino.

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