Dal Mercenario all’Impero dei Trigan: gioielli a fumetti da (ri)scoprire

Il Mercenario Segrelles Illu

Il mercenario di Vicente Segrelles

Le quotazioni del fumetto stanno crescendo a vista d’occhio, all’insegna della qualità. In questi giorni (il 28 luglio) arriva in edicola un numero speciale di Dylan Dog, scritto da Dario Argento e illustrato da Corrado Roi; l’ultimo numero di Linus ha pubblicato una storia breve di Davide Reviati (da non perdere); e gli scaffali delle librerie straboccano di volumi che raccolgono la miglior produzione… del passato.

Non è solo così e ci sono cicli nuovi davvero interessanti, anche se poco pubblicizzati; come la serie fantascientifica Mermaid project (Progetto Sirena), edita da Aurea Editoriale. Oppure il volume che raccoglie i tre episodi di Jonas Fink di Vittorio Giardino (Rizzoli-Lizard), con la ristampa dei primi due capitoli e, finalmente, la conclusione della storia. Fra le riscoperte di pregio, fra una miriade di storie anche inutili, c’è Il Mercenario di Vicente Segrelles. La prima pubblicazione in Italia risale al 1982, sul numero 1 del mensile “L’Eternauta”; poi una parte dei tredici episodi è stata pubblicata da “Lancio Story”, fino al 1999, quindi in un formato infelice per le tavole dell’autore di Barcellona; i tre episodi conclusivi sono inediti in Italia.

Il Mercenario è un eroe fantasy senza nome, come lo Sconosciuto di Magnus. Solitario un po’ come Corto Maltese, vive in un mondo dove i draghi sono stati addomesticati e sono diventati le cavalcature dei soldati (non ci sono altri animali…), anche quelli di ventura, un po’ investigatori hard boiled appunto come il protagonista. Le storie sono piene di sorprese, combattimenti, mostri e… pin up spesso pochissimo vestite e languide; prima fra tutte l’amazzone Nan Tay, che accompagna l’eroe in molte avventure.
A sostenere tutto e a portare la serie a livelli quasi irraggiungibili di qualità, c’è il segno grafico. Ogni tavola è realizzata con colori ad olio, con un effetto tridimensionale rarissimo per i fumetti. Fra i pochi esempi di analoga qualità c’è il ciclo L’impero dei Trigan iniziato nel 1965 dall’inglese Don Lawrence (ma erano inchiostri colorati, non olio; è stato pubblicato in Italia da alcune riviste e infine Planeta-De Agostini). E qualcuno può ritrovare Arzach di Moebius (in quel caso, acquerelli), che vola anche lui a cavallo di un drago, spesso bianco e con il becco al posto delle fauci da rettile.

Ogni volume è arricchito da approfondimenti sulle tecniche di illustrazione, le invenzioni e addirittura i problemi che Segrelles ha dovuto affrontare per rendere coerenti le avventure. Il personaggio ha portato davvero fortuna all’autore: a Barcellona e nel mondo dei comics è soprannominato “El Mercenario”…
Ah, Vicente Segrelles ha anche realizzato le copertine di Urania dal 1988 al 1991, raccogliendo l’eredità di Karel Thole.

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