Solaris “2”, meta-libro che mescola il tempo

SolarisL’universo è troppo complicato perché gli esseri umani possano comprenderlo. Il contatto con mondi alieni comporta, per altro, grandi rischi; si possono distruggere le società di cui non si capiscono le strutture; o, al contrario, si può essere assorbiti dai pianeti, fino a perdersi.

Stanislaw Lem ha affrontato questi temi in numerose opere, da Il pianeta morto (1951) a Eden (1959), fino a Il pianeta del silenzio (1987). Nel mezzo ha lanciato un vero, brillante astro celeste: Solaris (1961, tradotto in Italia nel 1973). Un esempio di “fantascienza filosofica”, si è commentato subito, con in più un riferimento al mito di Orfeo ed Euridice. Chi lo ha letto sa che il romanzo è molto di più.

Viaggia sugli stessi binari il seguito (o il libro parallelo) di Sergej Roić, Solaris – Parte seconda (Mimesis Edizioni).
Le vicende sono due; quella dello scrittore Petar Bogut che incontra una donna misteriosa, Luisa, mentre sogna un’altra donna, Maria. Con la prima cerca un libro evanescente dedicato a un pianeta molto simile a Solaris; per trovarlo ha il conforto di un amico filosofo, ma perde la donna reale (forse), il proprio mentore e, in realtà, anche sé stesso.
Poi c’è quella dell’astronauta Petar Bogut che precipita nell’oceano senziente di Solaris, insieme al gatto Schrödinger (proprio quello del paradosso). Il pianeta è cambiato dalla descrizione originale: sono emersi due continenti, abitati, e chi vive lì pensa di aver avuto origine in un libro scritto da un certo Lem. Dove finisce la realtà e inizia il sogno? La percezione fa conoscere la realtà o è la mente a crearla, come nei sogni?
Che gran parte della vicenda sia ambientata su un pianeta, in una galassia “lontana lontana”, non porta il romanzo in uno fra i tanti futuri possibili; e non ci si ritrova nello spazio profondo di Dune. Leggendo ci si confronta con la materializzazione di analisi filosofiche e religiose, con la sensazione che si possa intuire la grandezza di un Dio; senza riuscirci.

Quella di Sergej Roić è un’impresa intellettualmente complessa, raffinata e di non facile decodificazione. Un meta-libro che mescola il tempo: non solo quello della narrazione, ma anche quello delle vicende, creando spesso un senso di vertigine. Diventando ancor meno fantascientifica di Solaris.
È con questa consapevolezza che conviene affrontare la lettura, senza immaginare “altri mondi”, ma seguendo le suggestioni sui labirinti del cervello, per arrivare (forse) a capire fin dove la mente umana possa spingersi.

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