La festa nazionale dell’Unità, vista da fuori

La verità è che non sono stato un solo giorno alla Festa nazionale dell’Unità. Ma nonostante questo ho capito diverse cose, seguendola sui social.

– Il Pd ha voluto invitare davvero tutti, per soddisfare ogni sensibilità, anche chi porta avanti ideali contrapposti, come Pepe Mujica per esempio. Poi, visto il successo, ha cercato di far credere a tutti che al Pd piace davvero Mujica. Ok.

– Il Pd ha invitato il grillino di sinistra Fico nello stesso giorno in cui era presente anche Casini puntando tutto sull’effetto confusione tra i militanti più anziani.

– Martina si aggirava tra gli stand con un foglio che gli aveva attaccato alla schiena senza farsi notare Rudy Gatta durante un selfie di benvenuto, in cui c’era scritto “Sono Maurizio Martina segretario nazionale del Partito Democratico” per far capire ai volontari chi cazzo fosse quell’uomo che salutava tutti.

– Finalmente una donna che può rappresentare il partito senza troppi imbarazzi, che non sia né troppo bella, né troppo nera e non dica cose di sinistra: la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, berlusconiana.

– Caparezza ha suonato alla Festa nazionale dell’Unità ma sul palco ci ha tenuto a specificare di non essere alla Festa nazionale dell’Unità. Alcuni spettatori si sono suicidati, altri non hanno semplicemente capito, il Pd ha fatto finta di niente. Caparezza ha incassato regolarmente i suoi soldi, presumo.

– Il Pd pare comunque aver girato pagina, vuole ripartire dalla base, parlare di sinistra. Però alla festa devono ancora arrivare Renzi e la Boschi.

– Il presidente dell’anti-corruzione Cantone è riuscito a rispondere a una domanda sulla legge “spazza corrotti” senza ridere per la lettera di un bambino di quinta elementare appena pubblicata nella pagina Facebook del ministro Di Maio e firmata forse per sbaglio dallo stesso Di Maio. Non so se avete presente.

– Alberto Ancarani è finito sui giornali per essere andato a dare di persona della trinariciuta alla Boldrini. Finalmente qui possiamo svelare il significato della parola: “appellativo polemico coniato dal giornalista e scrittore G. Guareschi (1908-1968) per indicare, mettendoli in ridicolo, i militanti del Partito Comunista Italiano”.
Tutta questa smania, Ancarani, per dare della comunista alla Boldrini?

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