Smettiamola con la fase 1

Con la fase 2 abbiamo chiuso forse per sempre (speriamo) anche con una serie di espressioni e modi di dire che in queste settimane di “quarantena” ci avevano portato davvero sull’orlo di una crisi di nervi.

Una classifica, dal quinto al primo posto.

– “La cultura non si ferma”, ma davvero avrei dovuto vedermi in streaming un monologo di un attore teatrale, per quanto bravo, o un video di un cantante che suona davanti alla sua libreria, o uno spettacolo per bambini su Vimeo al posto di rivedermi per la sesta volta tutte e cinque le stagioni di Breaking Bad?

– Il tricolore appeso ai balconi. Un modo per ritrovare unità nazionale in questo periodo difficile, si era detto. Sto cazzo, mi ha fatto solo ricordare ogni giorno che, davvero, hanno rinviato gli Europei.

– “Grazie eroi”, in varie declinazioni, rivolto agli operatori sanitari indistintamente, che sarebbero stati in “trincea” per noi tutto questo tempo. Non ho parenti che hanno fatto la guerra o i partigiani – come invece tutti voi, almeno il 25 aprile, mi pare – ma direi che fare il proprio lavoro – che sia di infermiere e di medico o avete capito – anche se durante una pandemia, non è proprio come andare a farsi sparare in Vietnam, ma forse sono io che non sono abbastanza sensibile, posso concedervelo.

– “E stasera pizza”, con foto sui social di tutti voi che fate la pizza a casa vostra. Basta, vi prego, ora le pizzerie d’asporto sono aperte, le vostre sono di sicuro peggio. Smettetela almeno di fotografarle.

– E al primo posto naturalmente “Andrà tutto bene”, con tanto di arcobaleno, spesso messi in mano – scritta e arcobaleno – a ignari bambini che stanno solo pensando a quando potranno riaccendere la tv. Un tormentone di questi mesi che ci ha permesso di avere in fretta la consapevolezza di quanto in realtà sia andato e sicuramente andrà, all’opposto, tutto male.

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