“Il giorno dell’ape”, romanzo immenso

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Quando si parla di libri contemporanei, il termine capolavoro andrebbe usato con parsimonia per poterlo sfoderare in occasioni come queste, ovvero all’uscita di un libro quale Il giorno dell’ape di Paul Murray (traduzione di Tommaso Pincio, Einaudi, titolo in inglese The Bee Sting). Si tratta infatti di un romanzo davvero magnifico e per più ragioni. In un’architettura complessa e perfettamente in equilibrio, l’autore racconta la vicenda della famiglia Barnes cambiando protagonista in ogni capitolo. La storia così procede in senso non strettamente lineare, e ogni volta siamo costretti a cambiare idea, aggiustare l’opinione che ci siamo fatti, guardare agli stessi eventi sotto una nuova luce.

In un crescendo formale e sostanziale, lungo le oltre seicento pagine man mano che la vicenda acquista rapidità i capitoli si accorciano, le voci si alternano con maggiore frequenza, fino alle ultime tesissime pagine finali in cui a ogni personaggio spettano poche righe. La lingua segue un ritmo diverso per ogni personaggio e adotta una punteggiatura sempre meno strutturata e che addirittura scompare del tutto nel flusso di coscienza quasi joyciano di Imelda, una delle protagoniste, ritratto femminile straordinario. Murray riesce a permeare di sarcasmo e ironia moltissimi momenti, anche i più tragici, tenendoci così in bilico fino allo strepitoso finale dai toni quasi shakespeariani. La trama si fa sempre più avvincente man mano che scopriamo cosa si cela sotto l’aspetto da famiglia borghese benestante. Dopo le voci dei due adolescenti che, come noi lettori, cercano di ricostruire pezzi del passato della propria famiglia senza averne tutti gli elementi, piano piano conosciamo la vicenda di Dickie, Imelda, Frank (e anche di Big Mike), ognuna potenzialmente un romanzo a se stante.

L’ambientazione è parte della storia: i personaggi non riescono ad allontanarsi da quella cittadina irlandese nemmeno quando possono e lì si intrecciano questioni etiche ed esistenziali in una sorta di microcosmo che tutto include. Al centro ci sono i rapporti familiari nelle loro mille varianti, tra passione, amore, dovere, fedeltà, senso di colpa, relazioni tossiche e violente, ma anche slanci di autentico affetto e amore. I singoli personaggi sono a raccontarci i propri tormenti, il passaggio tra infanzia e adolescenza, il dolore del lutto, la fatica di accettarsi, la perdita, il sacrificio, la rassegnazione e la ribellione. Sullo sfondo una crisi economica e sociale che pervade le vite dei singoli. Nel caso ce ne fosse bisogno, un’ulteriore conferma della potenza e del genio letterario della piccola Irlanda. Un romanzo immenso.

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