Il sorprendente esordio di Patrick Svensson

Svensson AnguillaNon vi devono piacere le anguille e non è necessario nemmeno essere appassionati di zoologia o biologia per amare il sorprendente esordio di Patrik Svensson, Nel segno dell’anguilla (traduzione di Monica Corbetta, Guanda editore).

Classe 1972, svedese della Scania (dettaglio importante se si parla di pesca all’anguilla), Svensson è giornalista e divulgatore scientifico e in questo libro ha messo tutta l’abilità di chi sa maneggiare la scrittura e modellarla in base all’argomento, al pubblico di riferimento e a ciò che vuole in fondo raccontare. Ed è così che ci si trova a transitare in un flusso morbido e naturale tra divulgazione scientifica, politica, economia, biologia, storia, tecniche di pesca e memorie autobiografiche.

Scopriamo quindi che l’anguilla è il più misterioso animale del pianeta, ossia quello su cui per lungo tempo non si è saputo quasi nulla e su cui tutt’ora restano molti nodi irrisolti dalla scienza, e insieme quello attorno a cui si sono create nei secoli tradizioni, leggende, credenze, sistemi di sussistenza. L’anguilla ha nutrito l’uomo per secoli e popolato la terra per milioni di anni. E la pesca (e la preparazione) dell’anguilla ha dato forma a rapporti tra le persone e all’interno delle famiglie.

Nel caso di Svensson ha dato forma al rapporto umano che forse resta il più misterioso e di certo tra i più indagati dalla letteratura di ogni tempo: quello tra padre e figlio. Con tutto ciò che ne deriva in termini di identità e appartenenza. Una sorta di Mar dei Sargassi emozionale, che ci accompagna tutta la vita e a cui finiamo per tornare, in un modo o nell’altro.

Asciutto, mai melodrammatico, ma intenso e toccante, Svensson ci parla di sé ma ci parla anche della tensione alla conoscenza degli esseri umani, della natura, del nostro rapporto con la natura. Un libro che pone le domande della filosofia a cui cerca di dare risposte attingendo e contaminando i saperi scientifici, storici e umanistici.
Da Seamus Heaney ad Aristotele, fino a Freud (Sigmund, impegnato in gioventù a sezionare anguille nello studio di Trieste), dalla Scania a Comacchio (come poteva mancare, del resto) fino a Bering.
E non ultimo, si tratta di un libro capace di parlare anche di ambiente e ambientalismo senza fanatismi e di guardare un po’ oltre i confini dell’Europa e dell’oggi.

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