Il libro “mondo” di Sacha Naspini, alla ricerca della bellezza tra la miseria umana

Sacha NaspiniUn libro mondo questo Le Case del malcontento di Sacha Naspini (E/O), dove un borgo della Maremma, Le Case appunto, diventa teatro e protagonista esso stesso di un intreccio di vicende in cui elemento comune sembra appunto essere il malcontento di una serie di personaggi.
Frustrati, falliti, piegati, cornuti, insoddisfatti ognuno racconta la propria storia e con essa anche quella degli altri.

La costruzione è perfetta, quelle che in un racconto controfigure o poco più diventano improvvisamente protagonisti, ognuno è visto dagli altri, talvolta invidiato, raramente compatito, perché la compassione è un sentimento umano verso l’altro che non molti in questo borgo sembrano in grado di provare.
A tratti favola nera, anzi nerissima, a tratti thriller, il libro trascina il lettore in quel borgo con un ritmo all’inizio rapido e accattivante, con frequenti cambi di scena, e poi via via sempre più sinuoso e avvolgente. I personaggi si fanno più profondi e complessi e sfaccettati, i toni noir si stemperano fino al romanzo d’amore, anche se la gioia e la felicità è concessa solo per brevi istanti in bilico perenne.

Sembra esserci tutta la sofferenza possibile di chi ha fallito, di chi non ci ha mai provato, di chi è dovuto tornare indietro, di chi è stato beffato dal destino, cresciuto nel risentimento, abbandonato.
Ci sono le ferite che un genitore può provocare a un figlio, una moglie a un marito, ci sono la brama di riscatto e di denaro, il desiderio d’amore che si trasforma in ossessione, la vita legata a un filo di rabbia e rancore.
Ci sono segreti, sorprese, c’è dentro il narratore che non ti aspetti. Non è quindi una lettura da affrontare a cuor leggero, perché Naspini ha distillato le miserie umane per comporle in un mosaico di desolazione attraverso cui però, e qui sta forse la sua grandezza, riusciamo a percepire sprazzi di possibile bellezza, di potenziali, per quanto fugaci, gioie e soddisfazioni.
Il tutto raccontato con un lingua accurata, mai banale, capace di modellarsi ai personaggi e colorarne le parole costruendo identità complesse a cui, nonostante tutto, è difficile comunque non affezionarsi perché tutti sembrano essere innanzitutto vittime di quelle Case dove sono nati e che sono stati incapaci di abbandonare.

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