“Il sentiero”, ecothriller che ci riporta alle Ebridi con May

Peter MayPer chi ha amato la trilogia di Peter May, questo suo ritorno in Italia con Il sentiero (traduzione di Ales­sandra Montrucchio, edizioni Einau­di) è senza dubbio una buona notizia. Ed è un ottimo viatico anche per chi non avesse ancora conosciuto il cantore noir delle Ebridi Esterne, arcipelago scozzese estremo lembo di terra europea a nord ovest della Gran Bretagna. Anche ne Il sentiero infatti siamo sull’isola di Harris tra mari in tempesta, venti implacabili, terre senza alberi e una bellezza abbacinante. Lontani dal caos, lontani dall’inquinamento, tra poche case sparse e piccoli villaggi dotati di piccoli porticcioli.

Questa volta il libro si apre con un classico del genere: il protagonista ha perso la memoria e non sa più chi sia. Il primo mistero da risolvere è dunque quello sulla sua identità. Perché si trova sull’isola da un anno e mezzo? Perché sta raccontando a tutti di essere impegnato nella stesura di un libro che dovrebbe raccontare la misteriosa scomparsa di tre guardiani del faro della vicina isola di Frannan (dove appunto esiste solo un faro) nel 1900 ma sul pc il file risulta completamente vuoto? Ad aiutarlo sarà la moglie del vicino, anche loro in anno sabbatico con un matrimonio in crisi, con cui Neal (così scoprirà di chiamarsi il protagonista) scopre di avere una relazione.

Tutto molto convincente, molto funzionale, May è scrittore sapiente e sa reggere ritmo, costruire relazioni e ambientazioni, dosare introspezione e azione, descrizione e dialogo.

Dal mistero di partenza (perché il protagonista non ricorda, è forse rimozione?), parte un intreccio che va in crescendo come ritmo e come rivelazioni verso a una finale sorprendente, con più di un disvelamento che capovolge l’orizzonte e costringe a rivedere gli assunti iniziali.

L’unica cosa che si può rivelare è che il filone è quello dell’ecothriller e che il romanzo riesce a muoversi sul piano intimistico e personale e su quello politico globale. Come nella trilogia troviamo anche la figura di un’adolescente difficile, di una giovinezza di contrasti, di matrimoni logori. E per chi aveva lasciato il cuore a Finn, protagonista della trilogia precedente, anche un minuscolo cameo quando l’ispettore Gunn (sì, lui è sempre lui) dovrà a malincuore rinunciare a una cena con l’amico e Marsaili.

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