La musica e il virus: che ne sarà dei professionisti dell’arte?

Danilo Rossi Violista

Il violista Danilo Rossi (foto Costabile Pacilio)

La musica e il virus. Queste sono le cronache di come il mondo musicale reagisce alla cattività nelle proprie case. Nei primi giorni di questo esilio forzato, gran parte della comunità musicale ha voluto palesare la propria presenza con esecuzioni da finestra organizzate in rete, riprese da cellulari e messe rigorosamente in diretta sui più varî social network.

Conseguenza di ciò è stata un rigurgito di musica (spesso mal eseguita) che ha riempito le bacheche di chiunque potesse essere raggiungibile. Ci si chiede, però, il senso di questo genere di manifestazioni. Una motivazione (ma non l’unica, per carità) che si può trovare è la paura di una damnatio memoriae dovuta all’assenza forzata dal palco. Strano per chi lavora i suoni tra le pause non trovare un senso nel silenzio.

Per fortuna, però, non tutti berciano i loro motivetti preferiti dal terrazzo. Ogni giorno alle 17 vi è, ormai, un appuntamento ricorrente in diretta su Facebook: se fosse uno sceneggiato potrebbe intitolarsi “Studiamo con Danilo Rossi”. Per i meno avvezzi a destreggiarsi tra i nomi dei più importanti musicisti italiani, Rossi è, semplicemente, prima viola del Teatro della Scala di Milano e docente presso il conservatorio della Svizzera italiana.

In questi incontri, il violista forlivese condivide la sua enorme esperienza e permette a tutto il mondo di poter vedere quale sia l’impegno che i musicisti devono profondere nello studio. Già, perché forse è questa la cosa che non è chiara. La musica viene data per scontata nel mondo attuale, abituato a spingere un tasto ed essere inondato di note. Non viene mai percepita, invece, la fatica quotidiana, l’impegno che chi svolge questo mestiere deve fare per poter continuare a lavorare.
Un concerto, un brano, un’esecuzione nascono da un lavoro di studio personale lungo tutta una vita.

Vi è una fetta di italiani, i professionisti dell’arte, che da questa prigionia domestica saranno cornuti e mazziati. Il lavoro, oggi, è sospeso e per il futuro c’è il grande e fondato timore che nessuno, tra chi potrebbe farlo, si prenderà a cuore la drammatica situazione nella quale versano questi lavoratori che come unica colpa hanno scelto un mestiere superfluo (ma, al mondo, necessario).

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