Suono, tono, nota: cosa diciamo quando parliamo di musica

Pentagramma Musicale«L’acuto del tenore era un tono molto forte». Vi è mai capitato di sentire o pronunciare questa frase? Sapreste definire il suo significato? Ciò, in effetti, è complicato. Questa e altre frasi sue consorelle sono l’esempio di come il linguaggio tecnico venga utilizzato impropriamente nel parlare quotidiano.

Il tono in musica è, infatti, uno dei pilastri fondamentali della scala, un suo gradino o, meglio ancora, la misura dell’altezza di quel gradino, quindi di fatto è la grandezza di un intervallo tra due note. Queste due note non saranno casuali, ma il loro rapporto di frequenza sarà di 9/8 (sospendiamo la questione temperamenti per semplicità). Ritornando alla frase iniziale, quindi, non ha senso utilizzare la parola tono, ma il lemma giusto sarebbe, più semplicemente, suono. Molto spesso, poi, vi è un‘intercambiabilità tra tono e tonalità. Quest’ultima, però, nonostante l’assonanza, ha un significato completamente diverso che, come recita la Treccani, è «l’insieme di relazioni che legano una serie di note e accordi alla nota detta tonica».
Il significato reale è, dunque, molto lontano rispetto a quello presunto.

Ciò che si vorrebbe intendere con queste parole, dunque, non sarebbe il loro significato, ma la mera qualità espressa dalla frequenza, ossia quella che i fisici chiamano ν e che viene espressa in Hertz. In musica si parla di altezza di un suono, più è alto, o meglio acuto, e più la sua frequenza è elevata, viceversa, più è grave e più ν sarà bassa.
Non tutte le frequenze sono, però, percepibili dal nostro orecchio che sente solo nell’intervallo compreso tra 16 e 20000 Hz.

Qualcuno si potrà chiedere perché non usare la parola nota e in effetti è una domanda legittima. In ambito musicale, infatti, spesso nota e suono sono sinonimi tuttavia nel concetto di nota c’è un’informazione in più oltre all’altezza, ovvero la durata. Tecnicamente, infatti, la nota è un segno grafico, chiamato figura, posto sul pentagramma. Se la figura dà la componente temporale, è solo la collocazione di essa nel pentagramma (un piano cartesiano a tutti gli effetti) che fornisce alla nota la qualità dell’altezza.

Tono, tonalità, nota e suono, quindi non sono sinonimi, bensì esprimono concetti assai differenti e, se usate a cuor leggero, rendono indecifrabile ciò che si vuole esprimere.

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