Jana Horn, la mia prima cotta discografica del 2022

Jana HornJana Horn – Optimism (No Quarter, 2022)
Jana Horn è una ventottenne texana, cresciuta tra il coro della chiesa e i concerti screamo. Il suo disco si chiama Optimism ed è, per quel che mi riguarda, il primo grande disco del 2022. Tocco leggero, voce flebile, rigidamente indie-folk (somiglia un po’ agli Young People, se qualcuno se li ricorda). Mi bastano trenta secondi per capire che è un grande disco.

Come fanno a bastare trenta secondi? Non lo so. È una cosa che viene con l’abitudine. Non mi sto vantando: se ascoltate tanta musica sono sicuro che capiti anche a voi. Mettete il disco sul piatto (fisicamente o metaforicamente, non importa) e dopo nemmeno un minuto avete capito se il disco vi piacerà, o se vi farà schifo, o nessuna delle due cose. Alcuni dischi sfuggono a questa regola e creano l’illusione che la musica riesca ancora ad essere imprevedibile, ma quanti sono? Il 2% dei dischi che ascoltiamo? Qualcosa del genere. Come mai? Non lo so per certo. Ho una teoria, ma me la tengo per futuri sproloqui.

Dicevo: Optimism di Jana Horn è la mia prima grande cotta del 2022. La musica ha una caratteristica particolare: tutti gli anni, all’inizio dell’anno, riparte da zero. Come un bilancio aziendale. Fino al 31 dicembre sei lì a fare bilanci, a cercare di capire se il disco dei Dry Cleaning sia stato meglio o peggio del disco dei Low. Il primo gennaio è tutto una tabula rasa, la posizione nella tua classifica del disco dei Low non ha alcuna importanza, e sei pronto a farti stupire dalla nuova musica.

Ho una teoria anche su questo: il presente della musica è talmente ricco e pieno di cose da ascoltare che ogni tanto tocca fare piazza pulita. Guardi per qualche giorno all’anno che è passato, lo confronti con le tue aspettative, decidi in linea di massima cosa terrai e cosa butterai, e lasci che quei dischi entrino finalmente a far parte del passato, una categoria musicale tutta diversa in cui il valore assoluto dei dischi di Low e Dry Cleaning raddoppierà o diventerà zero, seguendo tutta una serie di circostanze contro cui tutto il genio di questo mondo è impotente.

E così a gennaio la testa è leggera, si ascolta con un po’ di foga in meno, ci si prende il tempo per apprezzare le piccole cose. Poi arriva qualcuno come Jana Horn e per qualche giorno ci s’infiamma tutti: la musica è ricominciata, il presente della musica è vivo e vegeto. Ho grandi aspettative per quest’anno. So che con tutta probabilità verranno deluse, ma che posso farci? E comunque posso sempre sperare nel 2023.

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