E allora «andiamo a vedere le luci della centrale elettrica»

Vasco BrondiE «Lavarsi i denti con le antenne della televisione durante la pubblicità, ho abbassato le saracinesche dei negozi sui miei occhi,con le nostre discussioni serie si arricchiscono solo le compagnie telefoniche, siamo l’esercito del Sert» e «invidiare le ciminiere perché hanno sempre da fumare» e «andiamo a vedere i colori delle ciminiere dall’alto dei nostri elicotteri immaginari, andiamo a dare fuoco ai tramonti e alle macchine parcheggiate male, foto in bianco e nero delle nostre facce stravolte sui quotidiani locali. Andiamo a vedere i canteri delle case popolari dai finestrini dei treni ad alta velocità. Trasformiamo questa città in un’altra cazzo di città! Andiamo a vedere le luci della centrale elettrica!» e «brillano le insegne che hanno perso delle lettere, cos’è la giovinezza in fondo cosa doveva essere oltre a questa tremenda corsa in Ciao sotto la pioggia al vento verso casa di qualcuno […] Qui dove anche le rondini si fermano il meno possibile, qui dove tutto mi sembra indimenticabile» e poi «c’è il teatro di Grotowski, lo yoga la meditazione, al mercatino dell’usato c’è ancora quel piccolo amplificatore, ci sono le corse, i libri di Lowen, esercizi per la respirazione, dove sarà dove sarà tutta quella felicità?» e «possiamo ridere e farci fottere, ballare scoordinati e lasciare perdere, possiamo credere, farci esplodere, come armi solo chitarre elettriche. Possiamo illuderci, ballare stando fermi. E fare caso a quando siamo felici» e ancora «Luminosa natura morta, con ragazza al computer, poverissima patria arriva arriva alla deriva economica»; «è solo un momento di crisi di passaggio che io e il mondo stiamo superando. La luna sui sentieri, sui destini, generali, sui ragazzi che giocano a calcio nei penitenziari, le stelle sui viali, sulle offerte speciali, sulle ragazze che cantano nella notte verso i militari» e «gli scafisti si orientano con le stelle, le nostre storie sono troppo belle, non cercare di capirle» e «sventoleremo le nostre radiografie per non fraintenderci, ci disegneremo addosso dei giubbotti antiproiettile, costruiremo dei monumenti assurdi per i nostri amici scomparsi […] Per struccarti useranno delle nuvole cariche di piogge, vedrai che scopriremo delle altre Americhe io e te, che licenzieranno altra gente dal call center, che ci fregano sempre» e poi «in questa città moderna che un giorno sarà una città antichissima, scolorita da troppa pioggia troppo sole, sarà bellissima» e «tu tornerai dall’estero, forse tornerai dall’estero. Adesso che quando ci parliamo i nostri aliti fanno delle nuvole che fanno piovere» e «alla radio hanno detto che i nostri corpi hanno causato solo alcuni rallentamenti» e «forse si trattava di accettare la vita come una festa, come ha visto in certi posti dell’Africa. Forse si tratta di affrontare quello che verrà come una bellissima odissea di cui nessuno si ricorderà».

Forse è vero che i suoi testi sono solo un ammasso di parole a caso, come dicono i suoi numerosi critici, forse è vero che la sua musica è fin troppo semplice e piatta, come dicono gli esperti, ma ci ho pensato e non sono riuscito a trovare nessun altro in grado di contendere a Vasco Brondi lo scettro di “cantautore più importante degli ultimi dieci anni in Italia”, nessuno che sia stato in grado con un ammasso di “parole scritte a caso” di creare paesaggi così limpidi (anzi, nebbiosi), di raccontare in maniera sì disarticolata, a volte anche banale, ma così efficace se non una generazione, almeno un momento dell’Italia di oggi, senza avere davvero l’ambizione di farlo e riuscendo ad arrivare a così tanta gente.
Passando dalla chitarra acustica all’elettronica, dal punk al pop, da Francesco De Gregori ai Cccp, i suoi due più evidenti riferimenti, svelati con le due cover presenti nell’album doppio uscito il 5 ottobre che raccoglie dieci anni di carriera (un “best of” e un “live in studio”) e che segna la fine del progetto Le Luci della Centrale Elettrica.

In attesa di scoprire quale strada intraprenderà d’ora in avanti, il gran finale sarà naturalmente un tour teatrale che partirà in novembre e che toccherà anche le vicine Bologna e (la sua) Ferrara, rispettivamente l’11 e il 16 dicembre. Ultime occasioni di vedere le Luci per tutti i fan della zona.

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