Alcuni dischi da ascoltare di questi primi mesi del 2021

 

Presi come siete stati a insultare i Maneskin (voglio sperare) forse vi siete persi le uscite discografiche più interessanti di questi primi tre mesi del 2021 fuori dall’Italia (esiste musica anche oltre a Sanremo, sì, incredibile).

E così, in ordine casuale:

Floating Points & Pharoah Sanders – Promises
È stato (per qualche giorno, ok) il caso del momento un po’ a tutte le latitudini, considerato fin dalla sua uscita un capolavoro. È il disco di un musicista elettronico (Sam Shepherd, in arte appunto Floating Points) in collaborazione con una leggenda del jazz e pure un’orchestra, la London Symphony. Poteva essere l’ennesimo album che cerca di unire in maniera trendy elettronica, jazz e classica e invece è un inno al minimalismo, che è sempre cosa buona e giusta. Un capolavoro? Forse no (c’è stato perfino un dibattito, tra gli snob del web), ma un disco importante, da ascoltare senza fretta di andare a scrivere sui social che è un capolavoro, che tanto non interessa a nessuno, fatevene una ragione.

Nick Cave & Warren Ellis – Carnage
È pieno di gente lì fuori che aspetta un passo falso di Cave per triturarlo, non so bene il perché. C’è anche chi ha già stroncato questo Carnage perché vorrebbe un po’ di rock come ai bei tempi andati, o qualcosa del genere. Senza rendersi conto di essere di nuovo davanti a un’opera d’arte, come poche ce ne sono dentro a dei dischi in questi anni. Tra spoken word, gospel, ballate, Dio, archi e soprattutto tanta, tanta poesia.

– Black Country, New Road – For the first time

Forse il disco più sorprendente di questa prima parte dell’anno, oltre che probabilmente il più divertente, almeno per chi come il sottoscritto è rimasto orfano di un certo post-rock (Slint, June of 44) che qui viene riaggiornato da questi giovani con un tocco di free jazz, elettronica, elementi prog e pure musica klezmer (un accenno, dai).

slowthai – TYRON

Non poteva mancare l’hip hop (in questo caso pure trap, grime, boh, fate voi) con l’atteso secondo album del rapper inglese che non vi cambierà la vita, ma a forza di ascoltarlo (soprattutto la seconda parte più “riflessiva”) vi farà credere che sia davvero un bel disco.

Ultime segnalazioni sparse per il ritorno degli Arab Strap (sperando che qualcuno se ne ricordi) e il delizioso “bedroom pop” (giuro che l’ho letto da qualche parte) di Collapsed In Sunbeams di Arlo Parks. Buon ascolto.

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