Gran finale: venti dischi top degli anni Sessanta e Settanta

Sempre più difficile. Dopo i Duemila, gli Ottanta e i Novanta, chiudo questa assurda parentesi delle classifiche con il periodo d’oro del rock. Dieci dischi per decennio e un unico album per artista. E niente Beatles e Rolling Stones, che in fondo sono i Beatles e i Rolling Stones (avrei scelto comunque Revolver e Beggars Banquet), o Bob Dylan, suvvia, che si insegna anche a scuola, e io invece ho bisogno di spazio.
Anni Settanta. Tra i primi cinque, quelli scolpiti nella pietra, ecco i Big Star, una piccola-grande meteora che dopo un meraviglioso debutto (#1 Record) si sgretola pian piano arrivando solo fino al terzo disco, che è quello che scelgo: pubblicato nel 1978, a quattro anni dalla registrazione, frutto della visionarietà (e della depressione per i mancati riscontri commerciali) di Alex Chilton, Third (o Sister Lovers) resta un grande disco pop dall’atmosfera però parecchio lugubre, che lo rende ancora oggi unico. Vado avanti con l’inquietante, leggendario, fuori dal tempo, omonimo debutto (anno 1977) dei Suicide, che è rock-blues scarnificato e la voce inespressiva di Alan Vega e le tastiere/macchine di Martin Rev le riconosceresti ovunque; ecco poi il punk (ma solo per modo di dire, vista la quantità di generi presenti) al livello artisticamente più alto del London Calling dei Clash (1979) anche solo per la copertina, poi diventata un’icona del rock (ma non solo per la copertina); ed eccoci a Neil Young, una leggenda vivente con una carriera di alti ma anche bassi alle spalle da cui scelgo un disco di culto come On The Beach (1974) quasi introvabile per anni e che rappresenta una bella sintesi della sua arte. Chiude la cinquina quello che è il mio personale disco numero uno, lo dico senza remore, Tago Mago (1971) dei tedeschi Can che è una sorta di epifania, tra psichedelia, kraut, accenni jazz, blues, dub primordiale, una voce nera, indimenticabile (e tra i tedeschi bisognerebbe citare anche Neu! e Faust, ma va beh). Ok, andiamo con gli altri cinque. Ci metto Unknown Pleasures, il fantastico debutto dei Joy Division (1979) che ha formato generazioni, i Modern Lovers di quel geniale menestrello che è Jonathan Richman, con il loro album di debutto (1976), il post-punk sregolato dei Pere Ubu che con The Modern Dance (1978) anticiperanno la new wave, e poi la genialità di un oggetto ancor oggi misterioso come The Residents, di cui scelgo Not Available (1978) e tutta la bizzarra musica ivi contenuta. Ne manca solo uno, quindi se dico Talking Heads, Bowie, Cure, Wire, Public Image Ltd non vale. Va bene uno. Ci metto le chitarre che fanno ancora oggi scuola dei Television di Marquee Moon (1977).
Anni Sessanta. Tolti come detto Beatles, Stones e Dylan tiro un sospiro di sollievo e parto con il pop totale dei Beach Boys di Pet Sounds (1966), proseguendo con il folk psichedelico floreale dei Love di Forever Changes (1967) l’esordio (Songs del 1967) di Leonard Cohen (che è pure meglio di Dylan, ma non ditelo a nessuno), i Velvet Underground, di cui bisognerebbe citare tutti e tre i primi album, ma naturalmente scelgo la banana di Andy Warhol e Nico (1967) mentre dei Pink Floyd può bastare solo The Piper At the Gates of Dawn (ma che cavolo sarà successo in questo 1967?) l’album con Syd. Una prima cinquina meravigliosa, sul serio. Gli altri cinque? Boh. Lo spazio sta finendo e sarò telegrafico: i Byrds, che mi pare tutti abbiano dimenticato troppo in fretta, con Younger Than Yesterday (toh, 1967); il soul spaziale di Hot Buttered Soul di Isaac Hayes (così posso citare anche l’Otis Blue di Otis Redding), l’enorme debutto che è l’essenza del rock degli Stooges di Iggy Pop (1969) e quello timido timido di folk-pop barocco di Nick Drake (Five Leaves Left, anno 1969). Infine, Trout Mask Replica, che quando arrivò il cofanetto a casa, giovane com’ero, ci restai male. Era quasi inascoltabile. Poi crescendo lo capisci, cos’ha fatto davvero con quel disco Captain Beefheart. Siamo a dieci. E Jimi Hendrix? I Doors? Van Morrison? I Led Zeppelin? Gli Who? Cristo santo.

EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
NATURASI BILLB SEMI CECI FAGIOLI 19 – 28 04 24
CENTRALE LATTE CESENA BILLB LATTE 25 04 – 01 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24