News dal rock italiano: peccato per i Marlene Kuntz

Mi sarebbe piaciuto raccontare del glorioso ritorno dei Marlene Kuntz e del famoso “disco di transizione” dei Massimo Volume. Avevo letto qualcosa del genere, in giro. Col cavolo, invece. Coi Marlene, non ce l’ho fatta, chiedo scusa. Non sono arrivato in fondo al disco nemmeno una volta. Quindi siete autorizzati se volete a saltare le prossime quattordici righe. Ma dio-santo, sentire Cristiano Godano che nella prima canzone canta: «tu sei la mia Beatrice/ispirami l’anima/ tu sei il mio capogiro/e provo la vertigine di sentirmi vivo» mi ha messo al tappeto. Poi c’è anche un pezzo sullo stalking. Va beh. Il suono è raffinato, un paio di ballate non sarebbero neanche male, ma poi c’è questo effetto caricatura, dei Marlene  Kuntz post sbornia commerciale (si fa per dire) che vogliono farci credere di essere di nuovo i primi Marlene Kuntz, con ritornelli di un tempo, voce incazzata e chitarre quasi. L’effetto è patetico. Tanto che mi viene voglia di riascoltarmeli davvero, i primi Marlene Kuntz, per capire se da adolescente avevo preso un abbaglio. Meglio di no.
Ma veniamo alle cose belle, ai Massimo Volume e al loro secondo disco dopo la reunion, tre anni dopo quel Cattive abitudini che musicalmente, come scrissero tutti, era più lento, riflessivo, stiloso, “maturo” rispetto al passato; questo invece è più fisico e diretto, è più “Massimo Volume”, dicono sempre tutti. Sì, ma (Aspettando i barbari, si chiama) è anche addirittura più bello. È una gran botta, soprattutto se ascoltato in cuffia. D’altronde ce ne sono pochi di gruppi che possono contare sulla devastante batteria di Vittoria Burattini e allo stesso tempo sulle lancinanti chitarre di Egle Sommacal e Stefano Pilia. Un lusso, davvero. Tanto che la musica vera e propria quasi prende incredibilmente il sopravvento sugli elementi inevitabilmente caratterizzanti del gruppo, il recitato e i testi di Emidio Clementi. Questi, lo ricordo, tornano al Bronson il 31 ottobre, e sono già un po’ emozionato. C’è poi un’altra band storica dell’alternative italiano tornata da poco con un disco, sono i Santo Niente, che con i Massimo Volume hanno molto in comune (oltre al fatto che il leader ne è stato tra i fondatori), basti ascoltare la seconda parte del loro nuovo Mare Tranquillitatis, nel corso della quale vengono alla mente anche gli Offlaga Disco Pax. Un disco in grado di dare soddisfazione. Chiudendo con un’altra segnalazione dal mondo indie italiano, ecco His Clancyness, il cui nuovo disco (tutt’altro genere, file under Pavement versione folk-pop in giù) sta meritando gli interessamenti e le copertine della stampa specializzata.

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