È Paolo Conte oppure sto solo invecchiando?

Quarant’anni dopo il debutto, Paolo Conte fa un nuovo disco e giustamente ne scrive anche la Gazzetta dello Sport, anche se mi fa un po’ strano. L’altra parte della premessa è che io non sono uno di quegli esperti di Paolo Conte che conosce a memoria tutti i suoi dischi e i significati reconditi dietro ogni suo testo. Ne ho ascoltati molti, alcuni solo distrattamente, mi sono piaciuti, ho sempre ammirato il personaggio, ma niente di più. Non sono insomma l’uomo giusto per fare una recensione dell’ultimo disco di Paolo Conte. Così mi limito a consigliarvene l’ascolto, soprattutto per un motivo: la libertà artistica che si respira per tutti i 49 minuti delle 15 nuove canzoni del maestro, per chiamarlo come i suoi fan. Detta così sembra una banalità, ma sinceramente non mi è capitato così tante volte di essere colpito da questo senso di totale, gioiosa, libertà nell’incidere un disco. Certo, non che Conte sia mai stato uno che fa album volutamente “commerciali”, nonostante poi lo siano anche diventati, anzi, in passato ha anche  spiazzato il suo pubblico, ma forse in modo un po’ costruito. Qui invece c’è un uomo di 77 anni (77 anni cristo santo) che detta volgarmente letteralmente se ne frega, lascia andare l’ispirazione facendo un disco che è molto “Paolo Conte”, ma senza volerlo essere per forza. La voce orgogliosamente invecchiata, i respiri, le parole bofonchiate, tutto in maniera così volutamente esibita, tanto che a qualcuno sembrerà forse perfino maniera. Chissà, magari sono io quello troppo impressionabile. Ma questo è un disco emozionante, dal bizzarro attacco africano a quelli che sono poco più che scherzi (la sua voce che si fa trombone, l’erre dello snob… ma sempre con la misura e la classe che lo contraddistinguono), dalle citazioni tropicaleggianti fino ai pezzi più intimisti che riescono pure a farmi venire qualche brivido. La sensuale “Donna dal profumo di caffè”, una “Fandango” che è quasi avanguardia, la magica incompiutezza de “L’uomo specchio”, fino al Conte quasi irriconoscibile di “Gente (CSIDN)”. Queste sono le mie preferite, ma potrebbero aumentare.
Ora delle due l’una: o questo è un gran disco di un vecchio artista senza compromessi, oppure sarà che mi sto avvicinando ai quaranta e sto diventando solo ora un fan di Paolo Conte, proprio come lo erano quei miei amici più vecchi che guardavo con una certa curiosità una decina di anni fa…

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