Quanto ci manca Lucio Battisti. E sul web ancora di più…

Lucio Battisti 29 Settembre Cofanetto Con 60 BraniIl 29 settembre è uscito Masters, un cofanetto targato Sony Music contenente 60 brani di Lucio Battisti estratti direttamente dai nastri analogici originali restaurati e rimasterizzati, disponibile in tre versioni – si legge nel comunicato stampa –: “cofanetto da 4 cd e booklet da 24 pagine; cofanetto deluxe da 8 lp in pasta colorata e booklet da 12 pagine; cofanetto versione triplo lp”. Cofanetto con cd e lp in pasta colorata, quindi, giusto per far tornare un’altra volta d’attualità il caso della clamorosa assenza dal web di quello che è considerato da molti il più grande cantautore della storia della musica italiana.

Un caso che va avanti da anni, essendo la vedova (l’ormai quasi mitologica Velezia) contraria a qualsiasi (o quasi) utilizzo delle canzoni del marito che si trova così anche fuori da Spotify, neppure in vendita su Itunes e in definitiva inesistente su qualsiasi piattaforma streaming con cui oggi la maggior parte dei ragazzi (e non solo) ascolta o perlomeno si approccia alla musica.

Un patrimonio inestimabile semi-disperso, ma pur sempre una scelta coerente con il personaggio che, come noto, non ha paragoni, non solo in Italia. Lui che – tanto per ripassare – negli ultimi vent’anni prima di morire sparì dalla vita pubblica, voltò le spalle alla televisione, diede l’addio ai concerti, non fece più un’intervista. Per non parlare della scelta di mollare il suo paroliere Mogol all’apice del successo commerciale per questioni prettamente artistiche. Lui che voleva finirla di cantare canzoni leggere e d’amore, ma continuare piuttosto a innovare la musica italiana come peraltro aveva già fatto in passato. E lo fece, fischiato da pubblico e critica, con alcuni dischi – i cosiddetti “bianchi” – che suonano coraggiosi ancora oggi (seppure alcuni invecchiati un po’ male, checché ne dicano i revisionisti duri e puri).

La speranza è che la raccolta e il rinnovato interesse di stampa e tv (in attesa dell’inevitabile approdo anche sul web) possano servire a rivivere l’epopea di Battisti. Lasciando perdere per un attimo i successi più conosciuti e partendo piuttosto da un disco folle come “Amore e non amore” – del 1971, rifiutato inizialmente dall’etichetta discografica – per poi passare alla sbornia di “Anima Latina” e al synth-pop anni ottanta di “Don Giovanni” fino ad arrivare all’incredibile epitaffio di “Hegel”.

Ricordandovi, qui, sottovoce, che non è così vero che in internet non ci sia nulla: su Youtube si trovano quasi tutti gli album completi, anche se in versioni ovviamente non riconosciute. Approfitattene.

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