Quel capolavoro che compie 20 anni

A volte, per staccare dalla più stretta attualità, gli anniversari con tanto di ristampe possono tornare utili. Così, nel 2016, scopro grazie anche ad alcuni amici su Facebook che Beatiful Freak degli Eels ha appena compiuto vent’anni. Dieci anni sono forse ancora pochi per produrre genuino stupore mentre trenta sono pure troppi. Ma vent’anni, ragazzi, vent’anni sono un lasso di tempo in cui si passa da essere un neonato a guidare un’automobile. Eppure sembra ieri. Sembra ieri e invece era il 1996 l’anno in cui quella bambina inquietante, con quegli occhi enormi, campeggiava sul disco degli Eels, tuttora tra i più folgoranti esordi mai visti e piccolo capolavoro di cantautorato sbilenco, poesia nera e pure pezzi dalla facile presa (basti pensare che uno è entrato pure nella colonna sonora di Shrek). E così mi sembrava interessante ricordare altri  ventennali, come quello del rap bianco nascosto tra i solchi di Odelay di Beck, o la sorprendente irruzione silenziosa nel mondo musicale dei Belle and Sebastian di If you’re feeling sinister, o dire quanto sia stato sottovalutato all’epoca il New Adventures in Hi-Fi dei Rem, parlare di Stereolab, Deus, Wilco, Nick Cave eccetera eccetera. Poi però per questo cazzo di ventennale decido di riascoltarmi anche Endtroducing….. di Dj Shadow, album d’esordio che il mondo ha celebrato come un capolavoro fin da subito e poi per sempre, tanto da farmi fingere di amarlo, all’epoca, anche se poi non era mica tanto vero. Doveva piacerci per forza “il primissimo album interamente prodotto a partire da samples”, così come sta scritto nel Guinness World Records. Ma non credo di essere stato l’unico a non averne subito davvero compreso la grandezza. Oggi, riascoltato a diversi anni dall’ultima volta, lo metto in cuffia e non sto nella pelle. Possibile che fosse davvero così avanti? Il jazz che si fonde nel post-rock, l’hip hop e l’elettronica, il funk e il rock in un album (in gran parte) strumentale che fa venire alla mente, ora, i Tortoise (a proposito, nel 1996 usciva il loro Millions Now Living Will Never Die) e perfino Kendrick Lamar, la classica contemporanea e i Portishead fino alle atmosfere cupe di Carpenter. Avete presente il pittore, che crea dal niente un capolavoro? Lui ha utilizzato un campionatore, un giradischi e un computer per creare musica astratta. Mi sarebbe piaciuto parlare di qualche disco dimenticato dopo vent’anni e invece mi ritrovo a fare l’ennesimo, inutile, peana al disco che ha segnato l’ascesa e forse anche la fine di Dj Shadow, che nessuno da allora, diciamo la verità, si è più filato neppure di striscio, talmente irripetibile fu quell’esordio nel 1996…

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