Una grande pop-star e l’ottava di Twin Peaks

Mentre in Italia in campo musicale a tenere banco è la performance di Paolo Bonolis sulla Rai e il numero di paia di chiavi ritrovate al Modena Park, nel resto del mondo succedono cose piuttosto rilevanti. Una, per esempio, è la consacrazione di una pop-star di appena 20 anni. Si chiama Ella Marija Lani Yelich-O’Connor, in arte semplicemente Lorde, cantautrice neozelandese in grado di vendere oltre 15 milioni di singoli e più di 5 milioni di album (fonte Wikipedia) che ha da pochi giorni pubblicato il suo secondo lavoro sulla lunga distanza, a quattro anni dall’esordio (sì, aveva 16 anni, allora), quel Pure Heroine che conteneva “Royals”, tra i singoli a sua volta più venduti al mondo. Il nuovo disco, Melodrama, ha esordito in queste settimane al vertice delle classifiche di Australia, Canada, Nuova Zelanda e Stati Uniti entrando nella top ten delle graduatorie di vendita di oltre 10 Paesi del globo (tra cui, al numero 8, in Italia). Insisto sull’aspetto commerciale perché Lorde è davvero uno dei più chiari esempi di barriere che si abbattono, di qualcosa che potrebbe essere “indie” e allo stesso modo commerciale secondo le orecchie dei più snob. Il suo Melodrama, per parlare anche di musica, è un sorprendente affresco di quello che dovrebbe essere il pop internazionale in un mondo migliore, molto più vario rispetto al debutto (incentrato quello più che altro su un certo minimalismo dei suoni), passando senza particolari traumi dalle ballate piano e voce a battiti quasi dance, con rimandi a Beyoncé così come a Kate Bush, a St. Vincent così come agli Arcade Fire o agli Xx. Lorde era considerata da un certo David Bowie come «il futuro della musica» e la strada intrapresa in effetti è quella giusta, lungo quel sottilissimo filo che separa il mainstream dall’alternativo, senza scontentare nessuna delle due fazioni (basta dare una rapida occhiata alle recensioni uscite sulle riviste di settore). Tra i dischi da ricordare a fine anno, senza dubbio.
Impossibile infine non ricordare un altro evento musicale di caratura mondiale andato in scena in questi giorni, seppur per una nicchia più ristretta di persone: il ritorno di Trent Reznor (dopo la colonna sonora di Lost Highway) in un film di David Lynch. Si tratta di alcuni minuti di live dei suoi Nine Inch Nails al Roadhouse di Twin Peaks, come simbolico intermezzo tra un prima e un dopo nella clamorosa puntata numero 8 della terza (altalenante a dire poco) stagione della serie di culto, una sorta di esperimento di videoarte – la puntata numero 8 – che è già inevitabilmente entrata nella storia della televisione. Da guardare e riguardare.

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