“1917” e quell’uso del piano sequenza che dà forza al fim

1917 Film1917 (di Sam Mendes, 2019)
Iniziamo con una confessione: mai amato molto Sam Mendes, regista fin troppo incline alla cosiddetta “americanata”, a partire proprio dall’ingiustamente osannato American Beauty e dall’indifendibile Era mio padre… pareri personali eh.

Poi ammetto, di averlo messo in un cassetto per un bel po’ di anni, fino a che non sento pronunciare due tra le mie paroline magiche preferite del linguaggio cinematografico, “piano sequenza”. L’utilizzo di questa tecnica di cui abbiamo già parlato ampiamente su queste pagine (in breve: girare scene con un’unica inquadratura senza mai staccare la telecamera; meno in breve: cercate in rete) non rappresenta certo una novità, ma desta sempre scalpore quando è l’intero film a essere girato così.

Già dal 1946 il grande Hitchcock ci presentava in questa maniera il suo capolavoro Nodo alla gola, anche se le tecniche di quel periodo imponevano stacchi che il genio in questione camuffava con le zoomate su oggetti neri; nel 1958 invece, pur in una scena sola, assistiamo all’esempio più famoso di piano sequenza, con la stratosferica scena iniziale de L’infernale Quinlan di Orson Welles. Anche di recente, col premiato (Oscar) Birdman si assiste a un unico piano, come per il qui presente 1917: ma anche se siamo nel 74simo anno Dopo Hitchcock, si tratta di un’unica scena solo dopo un attento lavoro di post-produzione.
C’è anche un discreto film italiano, finito ingiustamente nell’oblio, girato nella stessa maniera: oltre ai precedenti citati recuperate questo Valzer, di Salvatore Maira del 2007.

Tornando a 1917, è giusto sottolineare come il piano sequenza rappresenti la forza di un film il cui racconto è basato su una missione quasi suicida che due soldati devono affrontare, spostandosi tra una trincea e l’altra per consegnare un messaggio vitale. Storia basata sui racconti di guerra del nonno del regista. Dicevamo della tecnica, perché contrasta efficacemente con lo scenario, una guerra di posizione, silenzi e scarna azione: il cinema di un Mendes davvero convincente reinterpreta efficacemente la storia grazie a una scelta registica, che permette di seguire il percorso in compagnia dei due bravi protagonisti sentendosi davvero parte impotente del loro agire.

E dire che la storia è molto lineare, scritta con disarmante semplicità, non vuole portare messaggi particolari (se non quello del film), non vuole ulteriormente prendere posizioni, e non ha alcuna metafora. 1917 è soltanto una missione, ed è presentata con tutte le forze che il cinema può mettere in campo e forse con qualche minuto di troppo, ma davvero si respira una piacevolissima atmosfera di cinema fatto come si deve.
A livello di Oscar, però, è inferiore a Parasite e Joker.

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