Il rapporto tra cinema italiano e attori neri nel documentario Blaxploitalian

Blaxploitalian (di Fred Kudjo Kuwornu, 2016)
“Cent’anni di afrostorie nel cinema italiano”, recita il sottotitolo di questo documentario realizzato da Fred Kuwornu, regista nato e cresciuto in Italia ma di origini ghanesi, che già da anni pone il problema dell’immigrazione e dell’integrazione al centro delle sue opere. Specializzato da sempre nel documentario, il regista ha realizzato altre due opere prima di Blaxploitalian: Inside Buffalo, sui soldati neri che contribuirono a liberare l’Italia nella guerra di liberazione, e 18 Ius Soli, sul diritto di cittadinanza. Blaxploitalian è un gioco di parole molto azzeccato, perché tira fuori un sottogenere cinematografico americano di inizio anni ’70,  poliziesco con attori neri chiamato “blaxploitation” e appunto il termine “italian” che non ha bisogno di grandi spiegazioni. Il lavoro esplora tutta la partecipazione di attori neri all’interno del cinema italiano nell’arco di un secolo, a partire dal lontano 1915 fino ai giorni d’oggi, riportandoci alla mente nomi forse dimenticati come Zeudi Araya e Iris Peynado, protagoniste però di commedie sexy all’italiana, quindi viste come “corpi femminili” ancor prima che attrici vere e proprie. L’attivista Kuwornu punta il dito sul fatto che questi attori non hanno mai avuto ruoli di primo piano, o per lo meno “normali”, ma sono invece stati sempre relegati a ruoli marginali o al più legati alla loro bellezza, come le due attrici citate. Un lavoro originale, che ha visto la luce anche grazie alla campagna di crowdfunding messa in moto dallo stesso regista e che inserisce con intelligenza e originalità il cinema come mezzo di espressione e di storia, in un contesto drammatico e attuale come l’integrazione. Un lavoro forte, militante e originale, che strizza l’occhio alla poetica (e politica) di Spike Lee di cui il regista è stato collaboratore. In proiezione unica al Teatro Rasi per Corti da Sogni sabato 25 marzo alle 17 circa e sarà ospite del festival uno degli attori protagonisti del documentario, il giovane ed emergente Germano Gentile.
I Am Not Your Negro (di Raoul Peck, 2016)
Per restare in tema sulla questione dei neri, in questo caso negli Stati Uniti, vi segnalo questo importante, inedito e originale documentario basato su un’opera incompiuta dello scrittore James Baldwin, una penna dalla grande forza narrativa tale da essere addirittura messo in primo piano sulla locandina di questo film, a scapito del celeberrimo attore Samuel L. Jackson qui nella parte del narratore. Scelta non casuale, perché il quasi sessantacinquenne regista haitiano Raoul Peck, stimatissimo negli ambienti festivalieri europei, parte proprio dal personaggio di Baldwin e alle sue apparizioni televisive, per compiere pian piano un salto all’indetro nel tempo fino ad arrivare sl passato dei grandi martiri del “potere nero”, quali Malcom X e Martin Luther King. Un’opera da non perdere che per ora non sembra approdare a Ravenna, e che per guardarla non ci resta che sperare nei festival, nello streaming o nella pubblicazione in digitale da parte di Feltrinelli, che ne detiene i diritti per la proiezione privata. Insomma, il film sta per arrivare…

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