Un thriller spagnolo da vedere, nonostante il titolo

La vendetta di un uomo tranquillo (di Raul Arevalo, 2016)
LocandinaQualcuno forse, leggendo attentamente questa rubrica, ricorderà Primos, una commedia (disponibile in streaming con chili.tv) deliziosa con una gran coppia di attori per noi inedita, composta da Antonio de la Torre e Raul Arevalo, quest’ultimo anche splendido protagonista dell’ottimo thriller La isla minima. Ora Arevalo è passato dietro la macchina da presa e per il suo debutto non ha dimenticato da una parte De la Torre per dargli il ruolo del protagonista (ottimo) e dall’altra le atmosfere gialle de La isla, perché il film in questione è un ottimo thriller psicologico con un titolo italiano indegno e crudelmente spoileroso. In originale “Tarde para la ira” vuol dire “lento all’ira” e sarebbe certamente più adeguato, rispetto a una storia che vede al centro due uomini: Curro, in carcere da 8 anni, unico di una banda che ha commesso una rapina, e Josè un uomo molto “tranquillo”, nuovo in città e alla ricerca probabilmente di compagnia e dialogo. Senza andare oltre, si può dire che il film, pur col suo ritmo compassato ma nervoso, è ricco di colpi di scena che stravolgono continuamente la trama, e ribaltano continuamente il punto di vista di ogni spettatore verso ciascuno dei protagonisti. La regia di Arevalo è sorprendente ed è il punto di forza del film, perché è originale, asciutta e molto portata al thriller. E si pone in un piacevole contrasto con una vicenda avvincente ma non imprevedibile, che un cast di attori perfetto porta lentamente dalla commedia al dramma sanguinario senza gli eccessi di un Tarantino ma anche senza un forse gradito minimo di humor. Insolitamente per un film spagnolo (ma non per La isla minima), i dialoghi lasciano spazio ai pensieri, alle situazioni e alle relazioni spesso non espresse tra i personaggi della storia narrata. In patria il film ha spopolato, vincendo 4 Goya (che sono i David, che sono gli Oscar, che sono inutili manifestazioni di opulenza) e portandosi a casa incassi e consensi. Diciamo quindi “si” a Raul Arevalo, promettendogli che in Italia i film da lui interpretati possano essere visti da tutti, perché il suo debutto da regia è un film da vedere assolutamente.
Altman (di Ron Mann, 2013)
Altman Still 5 Credit Michael GreccoAltman è morto da dieci anni e ha lasciato un grande vuoto tra noi. Recentemente ho visto questo documentario biografico, che percorre tutta la sua vita. Il film racconterà del tardivo successo con M.A.S.H. (1970) della consacrazione cinque anni dopo con Nashville (da noi piuttosto invisibile perchè non doppiabile, ma trattasi di capolavoro), della grossa crisi degli anni ottanta, partita da un Braccio di Ferro con Robin Williams e Shelley Duvall che nessuno giustamente ricorda, fino alla rinascita degli anni novanta (detta così fin qui sembra la carriera di Springsteen) prima con I protagonisti, poi col capolavoro America Oggi. Dopo il trionfo, un breve calo di ispirazione, fino allo sprint finale che porterà al suo ultimo, bellissimo film prima di morire: Radio America (2006). Il lettore più attento si chiederà perchè stia leggendo la cronologia della vita del regista, anziché la recensione del documentario. Risposta: perchè il film è una specie di versione video della pagina di Wikipedia, fatta con dovuto mestiere e comprovata professionalità, ma che a chi vi scrive è parso semplicemente una cronologia di film bellissimi, sia da vedere che da ricordare. Certo, la ricostruzione non si discute, e il documentario piacerà più a chi non conosce il regista; mentre i cultori… ripasseranno.

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