La fotografia, frammento narrativo della storia, fra memoria e identità

Ecco il testo critico a fondamento dell’intervento di Alvise Raimondi, uno dei relatori dell’incontro del 14 luglio scorso a Villa Pandolfa di Predappio, della serie “SeDici Architettura”, e un mosaico di immagini colte dall’obiettivo dell’autore e presentate al pubblico

«L’immagine ottica, per natura prospettica, come ogni rappresentazione grafica opera una riduzione del reale e delimita un campo visivo che individua gerarchie altre rispetto all’esperienza diretta. In un frammento statico che può esser ripercorso dallo sguardo infinite volte, gli elementi ritratti divengono geometrie e campiture che si estendono oltre l’inquadratura a suggerire altri spazi, accennati e non descritti, che possono esser costruiti o ricostruiti dall’osservatore. Lo spazio reale trasposto diviene un luogo immaginario in cui un intero si ricompone nella sua accezione complessa, plasmato da esperienze e desideri personali. La luce segna un tempo che è sempre un adesso. La dimensione temporale si condensa in un istante specifico che segna un “fino a qui”, in cui chi guarda può popolare con i propri scenari quei luoghi già immaginati. Quell’adesso ha in se sia le tracce di una storia in cui metamorfosi multiple si stratificano, che l’ultimo esito di questa continua sovrapposizione; al contempo contiene degli indizi immaginari di un futuro forse imponederabile, forse coerente, ancora popolato dalle esperienze dell’osservatore. Nell’immagine di una cucina, attraverso gli oggetti ritratti si possono intuire le relazioni che esistono tra le persone che la abitano, le loro relazioni con lo spazio vissuto, i loro ospiti, i loro viaggi, le loro abitudini: in qualche misura, si può riconoscere la loro vita attraverso quel ritratto istantaneo di un luogo. Analoga è una prospettiva urbana, il dettaglio d’un rudere archeologico o il progredire d’un cantiere: l’opera umana traspare nella sua continua eisgenza di trasformare il territorio in paesaggio, l’oggetto in cosa, l’architettura in identità collettiva e esito di una civilità in cui riconoscersi. Questa prerogativa dell’immagine ottica l’ha resa, ancora prima che fosse chimica od elettronica, uno strumento capace di narrare la storia, in cui l’osservatore può trovare delle tracce autobiografiche di un individuo o d’una civiltà, se quel frammento è memoria, se quell’immaginario suggerito diviene identità».
Alvise Raimondi nasce nel 1984 in provincia di Perugia. Come molti si avvicina alla fotografia quasi casualmente, da giovanissimo: ne nasce una passione che lo renderà presto assistente di studio. Riceverà un grande insegnamento dal maestro Edgardo Abbozzo, artista poliedrico e strenue sperimentatore di tecniche legate alla fotografia creativa ed alle tecnologie classiche della fotografia analogica. L’influenza del maestro lo porta a sperimentare sul campo vari generi fotografici, dallo still-life alla fotografia di scena. Dal 2003, gli studi in architettura ne orientano il lavoro di ricerca verso la ripresa urbana, di paesaggio ed architettonica, mentre per professione si dedica alla fotografia sportiva come inviato sui campi di gara per varie riviste e siti internet italiani ed esteri. Dal 2008, intensifica ed approfondisce la propria attività formativa sul campo della fotografia dʼarchitettura e di paesaggio, ricercando con particolare interesse le relazioni tra paesaggio ed infrastrutture, trasformazioni ed evoluzioni del paesaggio urbano. L’attività di ricerca è sostenuta dalla costante partecipazione a corsi e seminari di fotografi quali Gabriele Basilico, Giovanni Chiaramonte, Guido Guidi, Max Pam, Andrew Phelps, Simon Roberts, Marco Zanta. Dal 2010 al 2014 è collaboratore del Festival della Fotografia SI FEST di Savignano sul Rubicone, dove ha svolto l’attività di tutor ai workshop all’interno del progetto Sin_Thesis e dal 2012, del progetto “Adriatic Coast to Coast”, assistendo i fotografi Simon Roberts, Mark Steinmetz, Guido Guidi, Gerry Johannson, Max Pam, Seba Kurtis. Dal 2011 al 2014 è tutor presso il Laboratorio di Fotografia del Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna, dove produce materiale fotografico documentale per mostre e pubblicazioni, oltre ad affiancare la didattica nello svolgimento delle attività legate alla camera oscura, supportando i corsi universitari dei fotografi Massimo Sordi e Giovanni Chiaramonte. Collabora con vari studi d’architettura, fotografando l’architettura d’esterni e d’interi, le fasi evolutive dei cantieri, allestimenti espositivi, museali e scenografici. Nel novembre 2013, è fondatore, con Marcello de Masi, Luigi Fiano, Lorenzo Martelli, Sebastiano Raimondo e Giovanni Scotti, del gruppo “Presente Infinito”.

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