Nervi, un grande progettista a confronto con gli spazi dello sport

A proposito della mostra itinerante che, anche a Ravenna, ha documentato le opere – in particolari gli stadi – firmati dal geniale ingegnere dal 1929 al 1969

La filosofia progettuale di Nervi è fondata sull’esperienza operativa e sull’intuito statico, con una costante attenzione al rapporto tra struttura e forma: nelle sue opere la grammatica strutturale è di centrale importanza sia nell’efficienza che nell’estetica dell’edificio e la bellezza nasce dalla sincerità costruttiva dell’architettura.
Tratto dalla presentazione alla mostra “Pier Luigi Nervi e gli stadi per il calcio”. Santa Maria delle Croci, Ravenna

P. L. Nervi con Le Corbusier e G. M. Présenté in visita allo stadio Flaminio di Roma, 1960 (Archivio Pier Luigi Nervi, MAXXI, Roma)

Roma, Buenos Aires e Ravenna rendono omaggio – in contemporanea – a Pier Luigi Nervi(1891-1979), e lo fanno con tre distinte iniziative volte a raccontare le opere, tra arte e scienza, di uno dei più importanti progettisti del Novecento. Le Giornate Argentine di Ingegneria Strutturale (28-30 settembre) hanno ospitato la mostra itinerante internazionale “Arte e Scienza della Costruzione”, che oltre ai progetti più noti ha esposto opere realizzate anche nel paese sudamericano, mentre al MAXXI di Roma dal 2 febbraio a 23 ottobre è stato possibile visitare la mostra “Pier Luigi Nervi. Architetture per lo Sport”.

Quest’ultimo evento è stato derivato dalla mostra “Pier Luigi Nervi: gli stadi per il calcio” (anch’esso itinerante) che ha fatto tappa proprio a Ravenna dove è stato presentato lo scorso 30 settembre, nell’ambito della “Notte Europea dei Ricercatori”. L’edizione del 2016, dell’iniziativa, promossa dalla Commissione Europea a partire dal 2015, ha raccolto oltre 200 eventi in tutto il continente ed ha animato 52 città italiane su sei diversi progetti. L’obiettivo istituzionale è quello «di creare occasioni di incontro tra ricercatori e cittadini per diffondere la cultura scientifica e la conoscenza delle professioni della ricerca in un contesto informale e stimolante».
Nervi – «progettista, teorico, docente, costruttore e imprenditore», come si legge nella presentazione alla mostra – ha fatto proprio della ricerca lo strumento principale della sua sconfinata creatività. Con una «coraggiosa volontà di sperimentazione» e il suo approccio multidisciplinare ha incarnato la figura dell’homo faber di metà Novecento. Come il magister medievale e rinascimentale, Nervi rispondeva ad una filosofia del progetto in cui forma e contenuto dell’opera erano l’espressione dello stesso principio, maturato già a partire dalla fase degli studi presso la Scuola di Applicazioni per Ingegneri dell’Università di Bologna, dove si laurea nel 1913, e applicato nel corso della lunga pratica operativa; la quale dimostra l’inscindibilità tra architettura e struttura in un progetto di qualità – come evidenziato dall’architetto Gioia Gattamorta, presidente dell’Ordine Architetti di Ravenna, durante la conferenza di inaugurazione.
La mostra è il risultato di una ricerca – curata da Annalisa Trentin, Micaela Antonucci e Tomaso Trombetti – che ha coinvolto l’Università di Bologna e il MaXXI di Roma che custodisce l’Archivio Nervi e, prima di Roma, era già stata ospitata a Bologna, Cesena e Firenze. Il percorso, allestito al centro dello spazio di Santa Maria delle Croci, segue un filo cronologico e tramite pannelli informativi a corredo di disegni originali, riproduzioni e fotografie racconta 10 progetti di stadi per il calcio elaborati da Nervi – in collaborazione con il figlio Antonio o con l’architetto romano Cesare Valle – in Italia e all’estero tra il 1929 e il 1969. Questa tipologia esemplifica la ricerca e la produzione Nervi lungo tutta la sua carriere professionale: dallo stadio Giovanni Berta di Firenze (oggi stadio Artemio Franchi) fino al progetto per il Kuwait Sports Center, passando per il progetto di uno stadio monumentale a Rio de Janeiro (da 150 mila posti) e lo stadio Flaminio di Roma.

La ricerca è stata condotta sul tema degli impianti sportivi in quanto opere note e soprattutto frequentate con costanza, quindi non monumenti ma vive componenti dei contesti urbani e sociali che li ospitano da molti anni.

La ricerca è stata anche l’occasione per fare il punto sullo stato di conservazione delle opere di Nervi, tra tutte proprio lo stadio Flaminio, progettato e realizzato – insieme ad altre sedi sportive – in occasione delle Olimpiadi di Roma del 1960 che mostravano, con la consacrazione della “mondovisione”, il livello di modernità raggiunto dell’Italia. Quelle opere sono recentemente tornate agli onori della cronaca in occasione del dibattito sulla mancata candidatura della Capitale come sede dei giochi olimpici del 2024.

La grammatica tecnica di Nervi ha costruito un linguaggio architettonico riconoscibile e diffuso lungo il corso della rinascita economica postbellica; si pensi all’influenza, più volte richiamata in anni recenti, dei portali del magazzino SIR in Darsena a Ravenna. L’eleganza delle strutture, inoltre, ha rappresentato la cifra dell’opera al pari della sua stessa destinazione, e il nome del progettista vi si lega in modo indissolubile come nel caso dell’aula Paolo VI in Vaticano (1964-71), destinata alle udienze papali e meglio nota come Sala Nervi .

La cultura politecnica, sviluppata nel corso degli studi, si riversa in una geniale sperimentazione tecnica e industriale. Infatti per assecondare la sua inventiva Nervi metta a punto delle nuove tecniche costruttive – che brevetta – basate principalmente sulla prefabbricazione di elementi seriali successivamente resi solidali in opera; una pratica realizzativa che aveva anche il vantaggio di standardizzare la produzione, rendendola più economica e di rapida applicazione.
Dopo Nervi, la distinzione pratica e normativa tra Ingegnere e Architetto si è fatta via via più marcata accentuando il divario tra le due competenze. L’ultimo esponente di quella Scuola Bolognese, capace di trasmettere conoscenze scientifiche e incentivare l’invenzione delle migliori forme strutturali, è oggi l’ingegnere Massimo Majowiecki, che ha progettato l’elegante velarium dello stadio Olimpico di Roma per i Mondiali di calcio del 1990, le coperture del Pala De Andrè a Ravenna e dei nuovi stadi di Modena, Torino e Atene, con la stessa grammatica di Nervi. L’ingegnere non può limitarsi ad essere un collezionista di formule – commenta Tomaso Trombetti –  ed è per questo che nei suoi progetti non vi sono forme superflue e le strutture si svuotano dove i meccanismi delle forze in campo rendono superflui i materiali.
La mostra presenta anche un progetto di un piccolo stadio, per una piccola città raccontato, nel corso della conferenza inaugurale, dall’architetto Laura Marino dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, autrice di una ricerca i cui esiti sono stati pubblicati all’inizio del 2016. Nel 1956 il sindaco di Taormina, meta di un turismo raffinato e internazionale, chiama Pier Luigi Nervi con il preciso obiettivo di poter annoverare nella splendida città della costa ionica della provincia di Messina, un’opera d’arte contemporanea. A Nervi viene chiesto di progettare una piscina e il nuovo stadio di calcio. Sarà realizzato solo quest’ultimo per il quale Nervi oltre al progetto seguirà anche i lavori, mentre i calcoli strutturali sono affidati al giovane ingegnere messinese Santi Ruberto.
Nel suo disegno Nervi percepisce la forza del paesaggio siciliano, stretto tra il blu intenso del mare e le bianche vette dell’Etna. Come il bellissimo Teatro Antico, lo stadio di Nervi “cerca” il paesaggio e vi si adagia senza stravolgerne l’orografia con due sole gradinate aperte sullo Ionio. La pensilina a sbalzo si attesta sul costone nord dell’abitato con il doppio ruolo di copertura degli spalti e piazza pubblica affacciata sul paesaggio. La sapienza tecnica in questo progetto si fonde con la conoscenza della storia dei luoghi e la valorizzazione del contesto diventa elemento del progetto stesso. Lo stadio di Taormina può considerarsi come opera minore e poco conosciuta ma è nella piccola scala del progetto siciliano che emerge la grandezza del maestro Nervi.

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