Riflessioni per una nuova gestione dei rifiuti

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Michelangelo Pistoletto, “Venere degli stracci”

Intervista ad Alberto Bellini, assessore all’Ambiente del Comune di Forlì

Nell’articolo del mese scorso ho avviato alcune riflessioni riguardo alla Legge “Sblocca-Italia”; riprendendo tra l’altro alcuni punti dell’instant book gratuito Rottama-Italia (edito da Altreconomia, scaricabile dal sito www.altreconomia.it/rottamaitalia), nel quale sedici autorevoli firme smontano pezzo per pezzo il decreto legge diventato ufficialmente legge il 6 novembre 2014, con 157 voti a favore, 110 contrari, nessun astenuto.
Gli autori citano l’art. 9 della Costituzione, per rinforzare i valori della tutela del territorio e richiamare l’esigenza di legalità e di una visione sostenibile del futuro, una visione assente nel Decreto “Sblocca Italia”.
Nell’articolo precedente ho tentato di raccogliere alcune informazioni in merito alle politiche energetiche del governo italiano, scrivendo di trivellazioni terrestri e offshore. In questo secondo articolo cercherò di approfondire ulteriormente il tema della tutela dell’ambiente parlando di raccolta e smaltimento dei rifiuti.
Affronto questi temi perché sono profondamente convinta che «le scelte relative all’ambiente costituiscono questioni politiche importanti, hanno lo scopo di prevenire la contaminazione dell’aria, dell’acqua e del terreno dovuta a inquinamento, radiazioni o altri residui industriali e agricoli; di preservare l’integrità dei processi naturali minacciata dagli effetti dell’industrializzazione, dell’agricoltura, dello sviluppo commerciale e di altre attività dell’uomo; di proteggere le specie vegetali e animali e le località di interesse paesaggistico; di conservare altre risorse naturali. Le nozioni scientifiche relative agli effetti delle attività umane sugli ambienti naturali e, di conseguenza, sulla salute, sono cresciute enormemente negli ultimi tre decenni, benché la nostra incertezza e ignoranza al riguardo siano tuttora profonde» (Richard B. Stewart, Remedying Disregard in Global Regulatory Governance: Accountability, Participation, and Responsiveness, in “The American Journal of International Law”, vol. 108, n. 2, aprile 2014, pp. 211 ss.).

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Interno di un termovalorizzatore

Parlare di gestione dei rifiuti significa approfondire l’insieme delle politiche volte a gestire l’intero processo dei rifiuti, dalla loro produzione fino alla loro sorte finale, che comprende: la raccolta, il trasporto, il trattamento (riciclaggio o smaltimento) e anche il riutilizzo dei materiali di scarto, solitamente prodotti dall’attività umana, nel tentativo di ridurre i loro effetti sulla salute dell’uomo e sull’ambiente.
Per approfondire questo tema ho scelto di intervistare Alberto Bellini, Professore associato presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione “Guglielmo Marconi”, vincitore del premio “Student Travel Grant” di Ieee Neural Network Council., “Honorary Visiting Scholar” presso l’Università del Wisconsin (Madison, Wi, Usa); ha collaborato con il gruppo di ricerca del Prof. Robert D. Lorenz nell’ambito del progetto di azionamenti elettrici senza sensori meccanici; nel 2001 ha ottenuto il “Best Paper Award” di Electric Machine Committee della Ieee Industry Application Society; membro della Ieee dal 1996 (Institute of Electrical and Electronic Engineers); membro esperto per la valutazione dei progetti Esprit della Comunità europea; coordinatore del progetto europeo Life+ Rels (Catena innovativa per il recupero di energia dai rifiuti nei parchi naturali); autore o co-autore di oltre cento articoli scientifici pubblicati su riviste nazionali ed internazionali, responsabile di 3 brevetti industriali, ha partecipato a numerose conferenze internazionali; dal luglio 2009, egli, prima con la Giunta di Roberto Balzani e dal 2014 con la giunta di Davide Drei, è assessore di Forlì con deleghe all’Ambiente, Mobilità, Viabilità/manutenzione strade, Ambiente/gestione raccolta e smaltimento rifiuti, Politiche energetiche, Pubblica Illuminazione.Il 25 novembre 2014 Alberto Bellini, assieme a Roberto Cavallo, Luca Mercalli e Paolo Contò presentano al ministro Galletti un documento, che contiene proposte alternative all’art. 35 dello “Sblocca Italia”.

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Il termovalorizzatore di Coriano (Rimini)

Il documento, sottoscritto da diverse associazioni ed esperti, proponeva l’adozione di strumenti fiscali per ridurre la quantità di rifiuti avviati a smaltimento, e quindi per superare le procedure d’infrazione per il conferimento in discarica di rifiuti non controllati; politiche fiscali per incentivare economicamente la riduzione dei rifiuti e la raccolta differenziata, insieme alla definizione di obiettivi di riciclaggio alti e con precise scadenze temporali per ridurre l’uso di discariche e inceneritori e che rappresentano un’opportunità di sviluppo occupazionale. Il documento suggeriva di incoraggiare l’uso d’impianti per la selezione e il trattamento a freddo di rifiuti residui (indifferenziati), una tecnologia matura per aumentare la quota di materiale recuperato e ridurre impatto ambientale e consumo di risorse naturali. Al documento non viene data risposta.In data 30 dicembre 2014 il consiglio d’ambito di Atersir (Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti) approva l’avvio del procedimento istruttorio finalizzato alla verifica delle condizioni per l’affidamento del servizio rifiuti del bacino provinciale di Forlì con modalità in-house. L’attuale gestione proseguirà fino alla decorrenza del nuovo affidamento, nel rispetto della Convenzione con Hera spa per la gestione dei rifiuti urbani sottoscritta nel 2006 dalla precedente Autorità d’Ambito di Forlì-Cesena e scaduta il 31 dicembre 2011. Questa scelta, in accordo con la normativa vigente, ha consentito di realizzare un modello di gestione rifiuti dove il rifiuto diventa un bene comune e viene gestito in maniera pubblica per garantire trasparenza e controllo delle fasi di pianificazione e di valorizzazione della materia raccolta in forma differenziata, nonché separazione tra i gestori della raccolta e i gestori dello smaltimento dei rifiuti, per spezzare il monopolio del ciclo integrato dei rifiuti, che è, di fatto, un ostacolo alla riduzione di rifiuti poiché implicherebbe minore fatturato e minore margine economico per i gestori dello smaltimento. «Tale percorso consentirà ai singoli Comuni di verificare in maniera competitiva il confronto tra le possibili modalità di gestione: in-house, gara europea o gara a doppio oggetto (affidamento a un gestore misto pubblico-privato) – ha dichiarato, in qualità di assessore, Alberto Bellini – confronto che sarà disponibile entro aprile 2015». Il consiglio locale ha inoltre stabilito all’unanimità di chiedere alla Regione Emilia-Romagna la modifica della direttiva 1470/2012 per consentire la partizione dell’attuale bacino provinciale in due bacini in grado di fare scelte gestionali diverse.
Alberto Bellini, nel mese di febbraio 2015, ha presentato alla cittadinanza il piano per arrivare alla creazione di una “città sostenibile”, attraverso la realizzazione della “società post incenerimento”. Per realizzare questo piano ambientale si è resa necessaria la creazione di una società territoriale per la raccolta pubblica dei rifiuti che permetta la separazione tra proprietà del rifiuto (raccolta) e gestione (smaltimento e recupero), interrompendo il monopolio del ciclo integrato dei rifiuti.
Telefono ad Alessandra, la cortese collaboratrice dell’assessore Bellini, fissiamo un appuntamento, e mi reco a Forlì per un’intervista.
Assessore perché crede nell’importanza di una creazione di una società territoriale per la raccolta pubblica dei rifiuti?
«In analogia ad altre aree della Regione che già adottano con successo questo modello gestionale (Aimag, Area, Cosea, Cmv, Geovest, Sabar, Soelia), propongo la realizzazione di una società territoriale interamente pubblica per la gestione della fase di raccolta rifiuti per garantire:
– trasparenza e controllo delle fasi di pianificazione e di valorizzazione della materia raccolta in forma differenziata;
– separazione tra i gestori della raccolta e i gestori dello smaltimento dei rifiuti, per spezzare il monopolio del ciclo integrato dei rifiuti, che è, di fatto, un ostacolo alla riduzione di rifiuti, poiché essa implicherebbe minore fatturato e minore margine economico per i gestori dello smaltimento.
I rifiuti intesi come risorse sono beni comuni; tutelare e preservare i beni comuni è una delle funzioni fondamentali dell’Ente pubblico, ecco perché la loro gestione deve prevedere una netta separazione tra:
– proprietà, pianificazione e controllo, che debbono essere saldamente in mano pubblica;
– gestione, che deve essere efficiente e funzionale, principi che possono comprendere anche aziende di natura privatistica.
Raggiungere il 70% di raccolta differenziata in Emilia-Romagna significa aumentare di 400.000 tonnellate il recupero di materia (riciclo) e un risparmio annuale di oltre 70 milioni di euro: un tesoretto che potrebbe essere impiegato in parte per gli investimenti sui sistemi di raccolta differenziata, in parte per liberare risorse finanziarie per altri investimenti.
Circa 40 milioni di euro derivano dalla riduzione dei costi di smaltimento e di recupero e trattamento, 20 milioni dalla riduzione dei consumi energetici per il sistema manifatturiero (la produzione da materie prime seconde richiede minore energia di quella da materie prime), almeno 12 milioni dalla riduzione delle esternalità (impatti ambientali e sanitari).
Il risparmio è indiretto, è a beneficio dei cittadini e delle imprese, mentre per i gestori del servizio rifiuti questi obiettivi comportano esclusivamente riduzione di fatturato e quindi diminuzione dei margini economici. Inoltre, si deve prevedere un’adeguata transizione per gli impianti di smaltimento, che diventerebbero largamente sovradimensionati.
È indubbio che per affrontare questo passaggio è altresì urgente e necessaria un’azione normativa e fiscale per promuovere aumento del riciclo e riduzione della produzione di rifiuti».

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Imballaggi di rifiuti (da jacoposcandella.it).

Quali sono gli effetti concreti che derivano da un aumento del riciclo e quindi di una riduzione della produzione di rifiuti?
«L’aumento di riciclo del 15% equivale a 630 milioni di euro di risparmio annuale (Studio Ambiente Italia e dati ISPRA) e ne consegue anche:
– la riduzione dei costi di approvvigionamento energetico per la produzione di prodotti, pari a circa 230 milioni di euro;
– la riduzione di costi del servizio, pari a circa 250 milioni di euro;
– la riduzione delle esternalità, ovvero dei costi indiretti su ambiente e salute, pari a circa 150 milioni di euro.
Il riciclo riduce i consumi energetici del 70% rispetto al recupero energetico (incenerimento). La maggior parte dei vantaggi economici non sono a diretto beneficio del gestore del servizio, ma della comunità e del sistema economico nel suo complesso. Il gestore del servizio, se orientato a principi di efficienza economica e industriale, privilegerà quelle attività a maggiore marginalità economica diretta, a danno del sistema economico nazionale.
È necessario quindi superare il conflitto tra interesse generale (riciclo di materia), margine economico e riduzione costi. Per far questo è necessaria una separazione proprietaria del gestore del servizio di raccolta dal gestore dei servizi di recupero e smaltimento. La soluzione potrebbe essere una Società territoriale pubblica per il servizio di raccolta ed un servizio gestione rifiuti. Lo snodo principale non è la natura o il modello di gestione, ma la regolazione del servizio e la pianificazione degli investimenti necessari».

Quali sono i risultati dell’avvio della raccolta porta a porta nella città di Forlì?

«La raccolta differenziata dei rifiuti nel Comune di Forlì è pari appena al 30% laddove sono presenti i cassonetti stradali. Dove è invece in atto la raccolta porta a porta, la raccolta differenziata raggiunge il 70% circa. È stata redatta dall’Ecoistituto di Faenza un’accurata indagine sui costi del servizio di raccolta dei rifiuti nei comuni dell’Emilia Romagna gestiti da Hera. Da tale indagine emerge che, dei 138 comuni dell’Emilia Romagna dove Hera gestisce il servizio d’igiene urbana, ve ne sono 9 la cui raccolta è svolta con sistema porta a porta consolidato (anno 2013), tutti in una fascia di comuni che va da 5.000 a 20.000 abitanti. Nella stessa fascia di grandezza dei comuni Hera gestisce 36 comuni applicando una raccolta con sistema stradale. Il costo del servizio ad abitante in questa fascia di comuni, certificato da Atersir, mostra chiaramente che nei comuni con raccolta stradale il costo è superiore del 6,6% rispetto al costo del servizio nei comuni in cui viene attuato il sistema di raccolta porta a porta. Il caso della città di Forlì è quindi emblematico. Nelle aree dove è attiva la raccolta porta a porta si raggiunge il 70% medio di raccolta differenziata su base annuale, nelle aree dove è attiva la raccolta stradale il 30%. Il gestore, legittimamente, non investe parte degli utili ottenuti dalle altre fasi del ciclo integrato dei rifiuti (smaltimento e riciclo) per finanziare modifiche del servizio di raccolta. Una società territoriale per la gestione della fase di raccolta attiverebbe immediatamente la raccolta porta a porta con i conseguenti vantaggi economici.
È auspicabile che tale proposta sia considerata dalla nuova amministrazione regionale come un percorso sperimentale per la transizione verso l’economia circolare e sia pienamente integrata nel redigendo patto per il lavoro e la crescita. Sono dell’idea che una concreta riduzione del rifiuto da incenerire sarà possibile solo quando ci sarà una concreta volontà politica di realizzare una filiera organizzata che lavori il rifiuto differenziato, anche se prima ancora bisognerà fare una forte azione informativa: un “porta a porta” per implementare le conoscenze ambientali dei cittadini*».

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Riccardo Salvatelli, “Il cielo è sempre blu”, finalista del VII Concorso fotografico “Vita liquida, rifiuti solidi “, indetto da “La Camera Chiara”, rubrica fotografica del blog ludico-letterario asterischi.it, che ha come unico scopo quello di dare risalto ad artisti emergenti

Per raggiungere quest’obiettivo è quindi importante la promozione di una seria alfabetizzazione ambientale?
«È imprescindibile. Stando a quanto affermato da Naaee (Associazione professionale per l’educazione ambientale, i cui membri promuovono la professionalità tra le organizzazioni, le università, agenzie governative e corporazioni del Nord America e tra cinquantacinque altre nazioni) la finalità dell’educazione ambientale risulta essere la formazione di cittadini con una coscienza ambientale e dovrebbe preparare gli individui a lavorare cooperativamente in gruppi nell’intenzione di prendere decisioni consapevoli rispetto all’ambiente. “L’alfabetizzazione ambientale” include non solo dati conoscitivi, ma soprattutto una consapevolezza e un atteggiamento di rispetto nei confronti dell’ambiente naturale e di tutte le sue componenti, nonché la preoccupazione per le attività umane che causano o possono causare, a questo, gravi danni. Si richiede agli individui consapevolezza sul funzionamento dei sistemi naturali, delle interrelazioni che all’interno di questi si producono, delle questioni e dei problemi dell’ambiente, e delle strategie e soluzioni disponibili per risolverle».
Quali le metodiche che verranno intraprese riguardo l’inceneritore di Hera?
«Dal punto di vista ambientale e sanitario, vogliamo proseguire con analisi indipendenti delle emissioni e delle matrici ambientali e con analisi epidemiologiche. I dati disponibili riguardano solo alcuni campionamenti, che vorremmo verificare e confermare con serie storiche e confronti con i livelli emissivi e sanitari di altri territori».
Le informazioni raccolte in quest’intervista ad Alberto Bellini confermano la mia opinione riguardo l’importanza dell’educazione ambientale, che include competenze quali l’analisi, l’interpretazione, la sintesi e la valutazione delle informazioni ambientali, lo sviluppo e l’implementazione di strategie individuali, la capacità di prendere decisioni rispetto a problematiche ambientali, l’elaborazione di metodologie per la misurazione dell’impatto ambientale delle azioni umane. Questo implica anche una componente di responsabilità e motivazione personale per impegnarsi, sia individualmente sia collettivamente, nella risoluzione dei problemi ambientali. “L’alfabetizzazione ambientale” include azioni che vanno dal piccolo cambiamento del modo di pensare del singolo individuo rispetto al suo modo di agire, fino all’ambito della collettività. Esistono differenti tipologie di azioni ambientalmente responsabili, dalla semplice e quotidiana raccolta differenziata fino all’azione politica organizzata; una pratica pedagogica che forma individui alfabetizzati da un punto di vista ambientale, generando conoscenze fondamentali come la conoscenza di che cos’è e come funziona un ecosistema, la valorizzazione degli ecosistemi e di come gli uomini li hanno modificati, la responsabilizzazione nell’uso delle risorse naturali e gli impatti causati dal loro uso, l’interesse per la risoluzione dei problemi ambientali, lo sforzo di applicare un’etica sostenibile per il Pianeta, lo sviluppo di atteggiamenti e pratiche che mostrino rispetto per la Terra e il genere umano. In questo modo si ritiene che, oltre a tutti questi aspetti, l’individuo ambientalmente alfabetizzato sia un cittadino/a che ha coscienza dei suoi diritti e dei suoi doveri, capace di comprendere le idee, i principi e le pratiche per un ambiente valorizzato e difeso nell’interesse di tutti.

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