Scorci aerei della città vetusta eppur presente

Paolo Bolzanijpg11Paolo Bolzani • Architetto, dal 1990 scrive saggi di architettura (Idea di Ravenna, Cronache  e racconti di architettura), anche in volumi collettivi di sua cura (Arata e Ravenna). Si occupa di restauro architettonico (Teatro Socjale di Piangipane, Fattoria Guiccioli) e di museografia (Domus Tappeti di Pietra, Tamo, Museo NatuRa a Sant’Alberto, Museo Mambrini a Galeata). Ha curato il passaggio pedonale nella Zona Dantesca e l’ascensore in cristallo del Museo della Linea Gotica Orientale a Montescudo. Nel 1995 si è classificato 3° al Concorso Nazionale Tercas sul restauro della Casa del Melatino di Teramo (con B. Pastor e S. Paolini) e nel 2010 3° alla Selezione nazionale per l’allestimento interno del Museo archeologico di Classe (con G. Galli e G. Montevecchi). È docente a contratto di museologia e museografia archeologica all’Università di Bologna e alla sua Scuola di Specializzazione in Beni archeologici. È consulente redazionale della rivista fin dalla sua fondazione, dove conduce la rubrica Casa bella Casa e altri servizi dedicati all’architettura e all’urbanistica.

1 – Darsena di Città

In un’intervista su Il Sole 24Ore del 2007, l’architetto Cino Zucchi, noto per opere architettoniche pluripremiate come l’ex-Junghans alla Giudecca di Venezia, sottolineava l’importanza del ruolo della committenza, specie se “illuminata”, nell’ottenimento di un buon risultato d’architettura.
Non sappiamo se il rapporto tra Zucchi e l’impresa costruttrice abbia effettivamente seguito questa vision, ma il grande torre-portale in riva sud del Candiano ha generato qualche perplessità nell’opinione pubblica, anche se nasce da un bel gesto. Peggio è andata al “Master Plan Boeri” del 2006, non realizzato, con i due grattacieli cilindrici serigrafati, la vasta piazza con pensilina ellissoidale, il lungo parco urbano a “fagiolo” in destra Candiano e il disinteresse per l’archeologia industriale. Meglio all’architetto Anita Sardellini con la sua compatta sede dell’Autorità Portuale di Ravenna. Dopo i tempi del Prg ’93, il Pru, il Prusst, speriamo ora nel Poc Darsena. Frammentazione proprietaria e qualità delle acque sembrano ancora i nodi da sciogliere.

Bibliografia: P. Bolzani, Cronache e racconti di architettura, edizioni Reclam Ravenna, 2012, pp. 139-144/224
Foto di Luca di Giorgio, 2011

2 – Ravenna Urbs vetusta

C’è un’immagine variamente pubblicata, che si trova nel Liber Chronicarum di Norimberga. Si tratta di un’incisione che ritrae una Ravenna immaginaria, dall’aspetto molto nordeuropeo, con rilievi collinari alle spalle. Quando nel 1999 ho scattato questa foto ero in cima ad uno delle tre case-torri” di piazza Medaglie D’Oro, progettate da Sergio Lenci, Giovanni Gandolfi e Romeo Ballardini. L’intenzione era di ritrarre la forma urbana del quartiere Darsena, incentrata su “Gullistreet”. Ed improvvisamente nel teleobiettivo, forse complice il cielo plumbeo, mi è ritornata in mente quella storica immagine, questa volta con i rilievi degli Appennini a fare da skyline alla città, vista dal suo quartiere più orientale. Tant’è che lo pubblicata in Cronache e Racconti nel 2012. In particolare stiamo parlando dell’esito ravennate del Piano INA Casa “Trieste”, esito a livello nazionale della meglio conosciuta Legge Fanfani, suddiviso nei due settenni 1949-1955 e 1955-1963. A metà dei quattordici anni si colloca la realizzazione della chiesa di Pier Damiano, non priva di una propria caratteristica identità formale, costruita nel 1955 su progetto di Gandolfi, architetto bolognese.

Bibliografia:
P. Bolzani, Cronache e racconti di architettura, edizioni Reclam Ravenna, 2012, pp. 193-194
P. Bolzani, Ravenna tra Regno d’Italia e Repubblica italiana. Una “metamorfosi” non controllata, in I Piani della città. Trasformazione urbana, identità politiche e sociali tra fascismo, guerra e ricostruzione in Emilia-Romagna, a cura di R. Parisini, saggi di P. Bolzani, M. Gavioli, P. Massaretti, R. Parisini, Bologna, Editrice Compositori, 2003, pp. 209-271

Foto di  Paolo Bolzani, 1999

3 – Piazza dal Popolo dalla cima del Rolo

Piazza del Popolo, in uno scatto di dieci anni fa. Una lettura visiva “strutturale” di questa immagine ci narra di un passaggio dalla “viscosità” data dagli unici portici della piazza, realizzati sotto il Palazzetto veneziano e la Residenza Municipale, meglio conosciuta come “Palazzo Merlato”. In aggiunta l’addensamento costituito dal sotoportego-per-via-Cairoli con “deflessione” parietale di raccordo al Palazzo del Comune, mentre la frase urbana si chiude con cesura a “sfondato” verso Piazza dell’Aquila. Dalle Colonne Veneziane, punti focali di “aggregazione e cristallizzazione”, si irradiano due rivoli pietrificati, guidane dal segno discreto che riprendono un progetto di Giovanni Michellucci del 1965 e attraversano una pavimentazione forse un po’ troppo “baulata” al centro, in cui nel 1999 si sancì il radicamento in città della pietra grigia di Luserna. Ma le protezioni per le basi delle colonne e i lampioni di foggia storicista? Allora scrissi che il tempo ci avrebbe fornito delle risposte. A me continuano a destare qualche perplessità.

Bibliografia
Piazza del Popolo, Storia e progetto, Danilo Montanari editore, 1996
Piazza del Popolo, Dal progetto all’attuazione, Danilo Montanari editore, 1999
P. Bolzani, I segni delle Acque, in C’era una volta un volto, Catalogo della Mostra a cura del Liceo Artistico di Ravenna, 2003, pp. 6-7
Idea di Ravenna, testi di P. Bolzani, foto di Claudio Notturni, Bologna, Airplane, 2005
P. Bolzani, Cronache e racconti di architettura, edizioni Reclam Ravenna, 2012, pp. 60-61

Foto di Claudio Notturni, 2004

4 – Le due guardie del fiume

La mole della chiesa di San Domenico si eleva sui tetti del centro storico dalla fine del XIII secolo, anche se ampiamente ristrutturata nel XVIII. Sorta insieme al convento nella guaita di San Michele in Africisco, mostra la severa facciata incompiuta, che in origine si trovava quasi davanti alla confluenza del Flumisellum nel Padenna stesso, vale a dire in piazza Costa, prima che venissero tombati nel corso del Quattrocento. A questo stesso secolo fa riferimento il campanile della Chiesa di San Michele in Africisco, posto a destra della foto, mentre quello che resta della chiesa, in età dantesca situata sulla riva opposta del Padenna, è l’abside, recuperata nel 2005. E allora torniamo al 545, anno di consacrazione del San Michele che, insieme a San Vitale e Sant’Apollinare in Classe, costituisce la tangibile testimonianza dell’età dell’oro del periodo giustinianeo ravennate, mentore Giuliano Argentario. Sconsacrata nel 1805 con l’occupazione napoleonica, i suoi mosaici verranno venduti al re di Prussia nel 1843 e ora sono osservabili, purtroppo rimaneggiati, al Bode Museum di Berlino.
Bibliografia
A. Missiroli, Ravenna Dantesca, da un’ideazione di G. Morelli, Comune di Ravenna e Lions Club, dicembre 2002
P. Bolzani, I segni delle Acque, in C’era una volta un volto, Catalogo della Mostra a cura del Liceo Artistico di Ravenna, 2003, pp. 6-7
Idea di Ravenna, testi di P. Bolzani, foto di Claudio Notturni, Bologna, Airplane, 2005
San Michele in Africisco e l’età giustinianea a Ravenna, a cura di Claudio Spadoni e Linda Kniffitz, Milano, Silvana editoriale, 2007

Foto di Paolo Bolzani, 2015

5 – Tetti Zona Dantesca

Chi abita gli alti fabbricati che si affacciano su via Gordini, ovviamente nei piani più alti, gode a sud di questa vista. A sinistra, dal verde della Zona Dantesca, emerge il campanile di San Francesco; emergerebbe molto meno se nel 1921, ormai un secolo fa, non fosse stato rialzato di un piano con una grande quadrifora, complice Corrado Ricci, il “grande vecchio” di Ravenna che forse non avrebbe visto molto bene la presenza della nuova pasticceria, mentre a noi appare come un dono insperato: “Zona del Silenzio”, quindi niente caffè o cornetti. A destra  si mostra l’abside della chiesetta di S. Maria Maddalena con il suo campaniletto, costruita negli anni 1748-50 su progetto del monaco camaldolese Fausto Pellicciotti, già autore della “boiserie” dell’Aula Magna della Classense. Al centro i muri di Palazzo Rasponi, mentre a destra scorre la parte superiore del fronte del lungo isolato costruito negli anni Trenta. Siamo oltre ai 24 metri di altezza, fino ad allora privilegio riservato ai soli fabbricati nobili ravennati. In omaggio ai 750 anni della nascita del Divino Poeta, ci piace rivelare un’immagine per lo più sconosciuta di questa parte della città, segreta.

Bibliografia:
A. Missiroli, Ravenna Pontificia, da un’ideazione di G. Morelli, Comune di Ravenna e Lions Club, dicembre 2002.
Arata e Ravenna, a cura di Paolo Bolzani, Ravenna, Longo editore, 2008

Foto di Paolo Genovesi, 2009

6 – Densificazione del costruito

Alla nostra sinistra, ecco emergere una piccola parte di un fabbricato degli anni Sessanta, eretto sul sito della chiesa di S. Vittore, distrutta dalle bombe nel 1944 e il cui campanile crollò nel dopoguerra. Alto il doppio dell’edilizia con cui si confronta nel proprio intorno urbano, il condominio risulta enorme, un “fuori scala” micidiale. A destra la tipica cortina urbana senza soluzione di continuità dell’edilizia connettiva dei centri storici minori, con case a due-tre piani e fronti in aderenza. Giova sapere che la cortina venne costruita sull’alveo sinistro del Padenna, un corso d’acqua che, scendendo da nord a sud, disegna la grande “Y” della forma urbis ravennate. Osservando i rilevamenti altimetrici in planimetria, Massimiliano David sostiene che scorresse in senso da sud a nord; ma tant’è.
Ad un tratto la cortina si interrompe su un alto fabbricato, dal fronte arretrato di vari metri da via Rossi, che rappresenta uno dei pochi edifici usciti dal “Piano del Cassetto”, il PRG firmato Ludovico Quaroni nei primi anni Sessanta. Il Piano prevedeva uno sviluppo ipertrofico di Ravenna con il raddoppio di alcune sedi stradali, come via Rossi e lo sviluppo delle costruzioni in altezza, come qui testimoniato.

Bibliografia:
P. Bolzani, Ravenna tra Regno d’Italia e Repubblica italiana. Una “metamorfosi” non controllata, in I Piani della città. Trasformazione urbana, identità politiche e sociali tra fascismo, guerra e ricostruzione in Emilia-Romagna, a cura di R. Parisini, saggi di P. Bolzani, M. Gavioli, P. Massaretti, R. Parisini, Bologna, Editrice Compositori, 2003, pp. 209-271
P. Bolzani, I segni delle Acque, in C’era una volta un volto, Catalogo della Mostra a cura del Liceo Artistico di Ravenna, 2003, pp. 6-7
Idea di Ravenna, testi di P. Bolzani, foto di Claudio Notturni, Bologna, Airplane, 2005
P. Bolzani, Urbanistica ad effetto domino: la costruzione dell’immagine novecentesca di Ravenna tra fascismo e ricostruzione, in Politiche urbane e ricostruzione in Emilia Romagna, a cura di Roberto Parisini, Bologna, Bononia University Press, 2006, pp. 141-162
Massimiliano David, Ravenna Eterna. Dagli Etruschi ai Veneziani, Milano, Jaka Book, 2013

Foto di Paolo Bolzani, 2015

7 – Via Cavour da est

In un seminario sulla “Riqualificazione dello spazio pubblico” della fine del 1999, l’architetto Francesca Proni ripercorreva la vicenda delle pavimentazioni del Centro storico (1989-1998), in cui la pedonalizzazione inizia nel 1969. Complice la consulenza di Marco Zanuso, gli architetti Loris Bertazzini e Gloria Dradi individuarono due assi: la “nuova pesarese” su via Diaz e via Cavour, e il “nuovo porfido” su via Ricci, piazza dei Caduti e via Mazzini (via Cairoli in Luserna). La caratteristica, adottata anche in via Antica Zecca, fu quella di tripartire il selciato per diversificare l’uso della strada, con una guida centrale in bianco Apricena e due bande laterali in porfido o in selce marecchiese, montati a 45° su filari di larghezza diversa. Così è via Cavour, già argine destro del Flumisellum Padennae, affluente del Padenna, con cui crea la grande “Y” della forma urbis ravennate. Una curiosità: alla nostra sinistra, ecco emergere una piccola parte di un fabbricato della fine degli anni Cinquanta, progettato da Luciano Galassi.

Bibliografia:
Comune di Ravenna, Prg ’83. L’attuazione, Ravenna, marzo-aprile 1990, pp. 53 ss
P. Bolzani, I segni delle Acque, in C’era una volta un volto, Catalogo della Mostra a cura del Liceo Artistico di Ravenna, 2003, pp. 6-7
Idea di Ravenna, testi di P. Bolzani, foto di Claudio Notturni, Bologna, Airplane, 2005
P. Bolzani, Cronache e racconti di architettura, edizioni Reclam Ravenna, 2012, p. 62

Foto di Paolo Bolzani, 2015

8 – Suggestioni d’agosto

Via Cerchio rappresenta un tipico esempio di strada secondaria di una città media romagnola; Ravenna come Imola, Faenza, Forlì, Cesena, Rimini, Lugo e Bagnacavallo, nei casi non porticati. Un susseguirsi di facciate a due o tre o piani, reciprocamente accostate, danno forma ad una cortina urbana continua, di rado perfettamente rettilinea e con rare emergenze architettoniche. Come si era detto di via Girolamo Rossi, ma con qualcosa in più, e qualcosa in meno delle vie Mazzini, Baccarini, Paolo Costa, Guaccimanni, ed ancora Cavour o Diaz (nella parte pre-anni Sessanta, dopo il riempimento dei vuoti di origine bellica). Come dimostra anche questa foto con il suo alto edificio di sfondo a chiudere la vista, gli interventi anni Cinquanta e Sessanta emergono dal tessuto urbano con le loro sagome fuori scala. Ma quello che disturba in questa immagine non sono loro, bensì l’asfalto rattoppato e le auto che bordano quasi ininterrotamente le due facciate continue. Ammetto che mi piacerebbe immaginare via Cerchio come la vicina via Mazzini, senza auto e con il selciato nobilitato da una pavimentazione in pietra.

Foto di Paolo Bolzani, 2015

9 – Il “Ponte dei Sospiri” dal grattacielo

Il “ponte dei sospiri” di via Agro Pontino venne costruito a collegamento tra due porzioni del giardino intercondominiale del Quartiere Nullo Baldini, un complesso urbanistico realizzato tra il 1961 e il 1973 dalla Sira (Società Immobiliare ravennate). Quartiere costituito da fabbricati con alloggi di tipo economico, venne progettato dall’architetto Giancarlo Menichetti di Roma, alla cui mano si deve anche il “ponte” stesso e il torricino della Coop  Adriatica, dal basso corpo animato da motivi a rilievo sul beton brut e il disegno di reminescenza quasi messicana lungo il susseguirsi dei piani. Sono suoi progetti anche l’edificio del bar Pontino, vari fabbricati del quartiere ma soprattutto la sede della Federazione delle Cooperative, un imponente fabbricato realizzato nel 1970 tra via Faentina e via Villa Glori, in cui cemento armato e mattone a vista dialogano all’interno di un ritmato susseguirsi di riseghe che progressivamente si rastrema verso via Faentina, mentre le campiture vengono occupate da lunghe finestre a nastro. Nel 1963 entra in scena l’ingegnere Ivo Bolzoni, che segue molte realizzazioni di Menichetti, ma si riserva il progetto di altri numerosi corpi di fabbrica.
Bibliografia:
P. Bolzani, Ravenna tra Regno d’Italia e Repubblica italiana. Una “metamorfosi” non controllata, in I Piani della città. Trasformazione urbana, identità politiche e sociali tra fascismo, guerra e ricostruzione in Emilia-Romagna, a cura di R. Parisini, saggi di P. Bolzani, M. Gavioli, P. Massaretti, R. Parisini, Bologna, Editrice Compositori, 2003, pp. 209-271
P. Bolzani, Cronache e racconti di architettura, edizioni Reclam Ravenna, 2012, p. 196

Foto di Paolo Bolzani, 2015

10 – La casa della professoressa di matematica

Questa piccola villa, dalla moderna sagoma minuta e compatta, si inclina lentamente verso Via Frignani con un tetto in rame, mentre si insinua in un lotto ad “L” che raggiunge via degli Spreti, dove sono collocati due piccoli corpi di servizio. Fin dal primo colpo d’occhio si stacca dalle vicine palazzine di tre-sei piani anni Cinquanta e Sessanta della prima periferia ovest di Ravenna con il compatto fronte su strada in mattoni a vista, che prosegue nel lato nord, mentre in quello sud si riveste di un manto in doghe di legno mordenzato. Infine, nell’angolo più riservato, ecco apparire una bella vetrata sporgente nel vuoto, affacciata su un piccolo giardino Zen con bosso e acero giapponese, che lascia intravedere uno spazio living dagli arredi votati a una sobria essenzialità. Allorché Annalisa Piccinini, professoressa di matematica, decise di ristrutturare un piccolo corpo di fabbrica esistente ad un piano, scelse di affidarsi all’architetto Alessandra Rusticali, e insieme idearono una casa dalla sobria bellezza, con linee essenziali «molto studiate», come commenta soddisfatta la padrona di casa.
Bibliografia
P. Bolzani, Cronache e racconti di architettura, edizioni Reclam Ravenna, 2012, p. 292.

Foto di Paolo Bolzani, 2015

AGENZIA MARIS BILLB CP 01 01 – 31 12 24
AGENZIA CASA DEI SOGNI BILLB 01 01 – 31 12 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24