L’Antimafia sequestra beni per 50 milioni di euro al “re del vino” di Russi

Melandri era stato recentemente condannato a 9 anni e mezzo di reclusione per associazione per delinquere e riciclaggio

Vincenzo Melandri

Vincenzo Secondo Melandri in una foto di qualche anno fa

La Dia di Bologna, in collaborazione con i colleghi di Firenze e di Brescia, ha sequestrato beni mobili ed immobili, per un valore di oltre 50 milioni di euro, a Vincenzo Secondo Melandri, classe ‘69 di Russi, recentemente condannato a 9 anni e mezzo di reclusione per associazione per delinquere, riciclaggio e autoriciclaggio nell’ambito della inchiesta “Malavigna”.

Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Bologna, presieduto da Francesco Caruso, su proposta del Procuratore della Repubblica di Ravenna, Alessandro Mancini, coadiuvato da Lucrezia Ciriello, ha interessato 74 immobili, tra fabbricati e terreni situati in Emilia Romagna e Lombardia, numerose partecipazioni societarie e compendi aziendali, 9 autoveicoli (tra cui 5 d’epoca), nonché 20 rapporti bancari, di cui uno presso un istituto bancario di San Marino.

Melandri, noto come “il re del vino”, nel 2012 era stato già coinvolto nell’operazione “Baccus”, coordinata dalla Dda di Bari, riguardante la criminalità organizzata cerignolana, all’esito della quale la locale Corte di Appello lo aveva condannato a 4 anni di reclusione, per reati associativi finalizzati alla truffa aggravata e ai reati fiscali.

Nel 2017 era stato, invece, arrestato dalla Dia di Bologna nell’ambito della citata operazione “Malavigna”, coordinata dalla Procura di Ravenna, che aveva consentito di disarticolare un gruppo criminale specializzato nel riciclaggio di ingenti capitali di provenienza illecita e nelle frodi fiscali, perpetrate mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. L’attività aveva consentito di arrestare oltre a Melandri, ritenuto a capo del sodalizio, anche i cerignolani Gerardo Terlizzi, fratello del più noto Giuseppe, reggente dell’ex-clan Piarrulli-Ferraro, e i fratelli Pietro e Giuseppe Errico, anch’essi pregiudicati vicini al citato clan (operante nella provincia di Foggia).

Il Tribunale di Bologna, nel condividere le risultanze degli accertamenti patrimoniali e finanziari svolti dalla Dia, ha evidenziato la sproporzione tra i redditi dichiarati e i beni nella sua disponibilità.

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