«I crimini economico-finanziari devastano la società civile»

Il comandante provinciale della guardia di finanza, il colonnello Andrea Fiducia, sull’impatto di reati come bancarotta e riciclaggio: «Non vanno sottovalutati rispetto ai reati “di strada” solo perché sembrano più lontani dalla quotidianità del cittadino. Chi aggira il Fisco danneggia la collettività e l’imprenditoria sana»

Il colonnello Andrea Fiducia, comandante provinciale della guardia di finanza

Il fallimento della Gapar ha lasciato senza stipendio 44 lavoratori e le loro famiglie e un buco da 18 milioni di euro con una lista lunga 445 nomi di creditori iscritti allo stato passivo. Se il crac è figlio di una precisa condotta criminale, come sono convinti gli inquirenti che ipotizzano il reato di bancarotta fraudolenta, allora il caso specifico diventa lo spunto per ampliare il punto di osservazione sui crimini economico-finanziari con alcune riflessioni generali sul loro impatto. Abbiamo rivolto alcune domande al colonnello Andrea Fiducia, comandante provinciale della guardia di finanza, a margine della conferenza stampa dedicata ai dettagli dell’operazione Sold Out.

Colonnello, qual è la percezione dell’opinione pubblica su questi crimini?
«La percezione della gravità sta crescendo. I reati economici corrono il rischio di apparire talvolta lontani dalla quotidianità del singolo individuo, che magari avverte come più pesanti i cosiddetti reati “di strada”, ma sulla collettività hanno un impatto sociale devastante. Ogni bancarotta è un pezzo di economia che si perde: quante aziende devono fare i conti con gli strascichi del fallimento di un cliente? Quanti lavoratori ci rimettono il posto di lavoro? E lo stesso vale per le frodi fiscali, che sottraggono alla comunità risorse per la realizzazione di servizi pubblici migliori, e per la corruzione, che crea profonde inefficienze sulla pelle dei cittadini».

Eppure per molti l’idea di fregare il Fisco ha ancora un gusto inebriante…
«Chi lo pensa dovrebbe affrettarsi a cambiare mentalità. I crimini economici colpiscono tutti, impoverendo questo Paese e i suoi cittadini. E, quel che è peggio, minano la fiducia della gente verso il sistema economico e lo indeboliscono, ne alterano le regole, arrecando un gravissimo danno agli imprenditori onesti, che sono la vera ossatura economica di questo Paese e che vanno sempre tutelati».

Qual è il profilo di chi compie questi crimini?
«Occorrono delle conoscenze in materia di gestione delle società che spesso solo chi è del settore può avere. E quasi mai agisce da solo. I grandi evasori fiscali, ad esempio, si avvalgono di una rete di complicità per realizzare circuiti viziosi fatti di fatture false, così come chi pianifica a tavolino il fallimento di una società, depredandola delle risorse economiche, ha bisogno di connivenze. Spesso si tratta di veri e propri sodalizi criminali, che sono in grado di minare la concorrenza tra le imprese sane di un territorio».

RAVENNA 26/06/18. GAUARDIA DI FINANZA. Conferenza Stampa

Da sinistra: Lucrezia Ciriello (sostituto procuratore), Alessandro Mancini (procuratore capo), colonnello Andrea Fiducia (comandante provinciale guardia di finanza), colonnello Pasquale Arena (comandante nucleo polizia economico-finanziaria)

Come si contrastano i reati economici?
«Le indagini sono complesse. Il fenomeno delle fatture false, ad esempio, è arduo da contrastare perché non è facile dimostrare l’inesistenza delle transazioni commerciali, a volte immateriali oltre che di respiro internazionale. Spesso occorrono tempi lunghi per raccogliere le prove, per analizzare la documentazione e per ricostruire i flussi finanziari».

La globalizzazione dei mercati ha complicato il lavoro degli investigatori?
«Oggi è possibile costituire una società in un paradiso finanziario con un semplice click sul computer e utilizzarla per scopi illeciti. Naturalmente questo crea delle difficoltà, ma anche la cooperazione internazionale oggi è sempre più globalizzata ed efficace».

Le norme sulla vigilanza antiriciclaggio sono strumenti validi?
«Sono un baluardo fondamentale sia in chiave preventiva che investigativa. Il denaro illecitamente accumulato dalle mafie, dagli evasori seriali, dai corrotti e corruttori e dagli altri criminali, per poter essere lavato della sua provenienza sporca deve essere riciclato in attività o in investimenti apparentemente puliti. Ecco che seguire i flussi finanziari diventa essenziale per il contrasto a questi illeciti».

Il tessuto ravennate è capace di fare scudo?
«In questo territorio c’è un senso di legalità profondamente diffuso e un grande rispetto per il lavoro e per chi produce ricchezza nel rispetto delle regole. Ne sono la prova gli ottimi risultati ottenuti nel campo della lotta all’abusivismo commerciale e alla contraffazione, forme di illegalità che sono state contrastate a fondo anche grazie all’opera di sensibilizzazione portata avanti dalle associazioni di categoria».

 

GLOSSARIO

FotoLe frodi fiscali: pene fino a 6 anni
Si configura il reato di frode fiscale qualora taluno, al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto ed avvalendosi di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, indichi in una delle dichiarazioni annuali relative a dette imposte elementi passivi fittizi. È sanzionata anche la condotta di chi emette fatture o documenti per operazioni inesistenti al fine di consentire a terzi l’evasione. La legge stabilisce quando un illecito è punibile con una sanzione amministrativa (ammenda) o penale (multa o carcere). E spesso la soglia è quantitativa: dipende cioè da quanto si evade (discorso a parte per l’elusione fiscale in cui si usano le norme per abbattere il carico fiscale). Le pene per i responsabili possono arrivare fino a 6 anni di reclusione. Non si applica la sospensione condizionale della pena se l’imposta evasa supera il 30 percento del volume d’affari o i 3 milioni di euro.

Foto 1La bancarotta: pene fino a 10 anni
La bancarotta è un reato che si configura ogniqualvolta emerge che un imprenditore o una società dichiarati falliti abbiano messo in atto azioni imprudenti per impedire ai creditori di rifarsi sul patrimonio personale o sociale. Può essere fraudolenta o semplice. La bancarotta fraudolenta si caratterizza per la frode commessa dall’imprenditore o dalla società diretta ad aggravare il proprio stato d’insolvenza a suo esclusivo vantaggio e in danno delle legittime pretese avanzate dai creditori. Il reato di bancarotta fraudolenta racchiude al suo interno tre diverse tipologie di illecito: per distrazione, preferenziale e documentale. Per distrazione: se il fallito sottrae, distrae, nasconde o distrugge beni e risorse finanziarie dal proprio patrimonio o da quello collettivo per arricchire se stesso. Preferenziale: se il fallito paga solo alcuni dei creditori a danno degli altri. Documentale: se il fallito falsifica, distrugge o sottrae i libri contabili al fine di procurarsi un ingiusto profitto. Esiste anche il caso della bancarotta semplice: il soggetto dichiarato fallito non si comporta in modo da arrecare intenzionalmente danno ai creditori ma emerge una gestione scriteriata e imprudente. Le pene in caso di condanna possono arrivare fino a 10 anni di reclusione.

Foto 1Il riciclaggio: pene fino a 12 anni
Il riciclaggio di denaro è quell’insieme di operazioni mirate a dare una parvenza lecita a capitali la cui provenienza è in realtà illecita, rendendone così più difficile l’identificazione e il successivo eventuale recupero. In pratica, riciclare denaro sporco è l’azione dell’investire i capitali illeciti in attività lecite. In sostanza al denaro sporco viene fatta percorrere una serie di passaggi tra vari istituti bancari, a volte passando attraverso paradisi fiscali o tramite società offshore per tornare poi pulito su un qualche conto corrente, pronto per essere usato nell’economia regolare. Altre forme comuni di riciclaggio sono investire in beni immobili, scommettere su eventi sportivi, oppure investire in società offshore sparse nel mondo. La condotta è punita con la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa da cinquemila a 25mila euro. La pena è aumentata quando il fatto è commesso nell’esercizio di un’attività professionale.

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