La legge italiana prevede un tempo massimo di 60 giorni per il rilascio di un permesso di soggiorno a uno straniero, ma a Ravenna ci sono stati casi in cui l’attesa è durata un anno e mezzo. È la segnalazione che arriva al termine di un incontro tra diverse associazioni che rappresentano stranieri residenti in Italia avvenuto il 4 settembre alla Casa delle Culture di Ravenna su iniziativa del coordinamento immigrati del sindacato Cgil.
Le associazioni chiedono al prefetto di Ravenna la convocazione del consiglio territoriale affinché la questura applichi il requisito previsto dalla legge di 60 giorni per il rilascio del permesso di soggiorno e la normativa europea e nazionale per l’aggiornamento della carta di soggiorno. Non si esclude l’organizzazione di una manifestazione per una sensibilizzazione verso la tematica.
«Il permesso di soggiorno – spiegano dal coordinamento Cgil – è un documento che permette a una persona di origine straniera non solo di lavorare ma anche di poter aprire un’attività, accedere ai servizi bancari, prendere residenza, acquistare o affittare un alloggio, e accedere ai servizi sanitari. I ritardi rendono difficili i normali atti della vita quotidiana, aumentando enormemente i rischi di emarginazione delle persone. La vita e le opportunità di inserimento nella società vengono profondamente compromesse».
Le procedure per ottenere il permesso di soggiorno sono lunghe con gravi ritardi per gli appuntamenti e i fotosegnalamenti, continui blocchi della piattaforma informatica, che complicano ulteriormente la vita (anche lavorativa) delle persone straniere.
Nell’incontro con le associazioni sono state evidenziate anche altre criticità: il problema abitativo; la necessità di affrontare lunghi processi burocratici anche per chi ha permessi senza scadenza; enormi difficoltà di comunicare con gli sportelli amministrativi.
«L’attuale iter burocratico rende meno sicure le persone – dichiara Ivan Missiroli della segreteria della Cgil di Ravenna –. Non auguro a nessuno di vivere l’esperienza di trovarsi da un giorno all’altro senza i documenti per vivere nel Paese in cui hai creato la tua vita e la tua famiglia. Tale condizione mette a rischio la stabilità abitativa, lavorativa e familiare. Con questa iniziativa vogliamo porre la questione all’attenzione generale, auspicando che altre realtà della società civile e del mondo delle associazioni si uniscano al percorso intrapreso».
Di seguito l’elenco delle associazioni che hanno preso parte alla riunione: Fas ra, The Ahamdixya, Edo Community, Donne Mozambicane in Italia, Emugu State, Bangladesh (Al Rahma), Nuova Generazione, ASRA, AFESAN, Refugees Welcome, Associazione Ivoriana Ra, Enugu, Catholic Women, Il Terzo Mondo, Cittadini del Mondo, RITI, Coop Cidas, Avvocati di Strada. Aderiscono inoltre all’iniziativa le associazioni Polonia, Agevolando, Noble Women, Amicizia Italia Cuba, associazione Maliani – Faenza e l’avvocata Valeria Perini socia Asgi.