La casa editrice chiama, lui si commuove L’esordio del geometra a quasi 60 anni

Paolo Casadio ha pubblicato per Piemme un romanzo ambientato
a Marina di Ravenna nel 1943, dove anche le dune prendono vita

Una storia che ha del magico e romanzesco di per sé: un esordio letterario per una grande casa editrice come Piemme a quasi sessant’anni. Paolo Casadio, ravennate, geometra dipendente della Provincia racconta di essersi sinceramente commosso quando, dopo un anno dall’invio alla casa editrice del manoscritto, ha ricevuto la telefonata dell’editor che diceva: «Ho letto il libro, vogliamo pubblicarlo». Un’emozione che si è ripetuta: «Non mi pare nemmeno sia vero», racconta, quando il libro l’ha preso in mano per la prima volta il 14 aprile, giorno di uscita in tutta Italia, nella libreria di viale Alberti a Ravenna, Liberamente, dove martedì 21 terrà anche la prima presentazione pubblica del suo romanzo La quarta estate alle 18 (lo intervista Vania Rivalta).

Un romanzo storico ambientato nel 1943 a Marina di Ravenna dove prendono vita, insieme ai personaggi, gli ambienti naturali come le dune e la pineta, ma anche una descrizione quanto mai vivida della città in quei tempi convulsi a cui si arrivava tramite il Candiano. E anche se Casadio preferisce considerarsi, con un atto di modestia «più un narratore che uno scrittore», il romanzo si distingue per la lingua accurata, un ritmo cadenzato e una scelta stilistica molto consapevole.

La storia prende spunto, ci racconta, da materiali storici, una foto di un bambino in spiaggia, un trafiletto di un giornale d’epoca, reperiti durante le ricerche per un precedente romanzo firmato a quattro mani con lo scrittore Luca Ciarabelli Alan Sagrot, uscito per il Maestrale. Materiali che si sono mescolati a sue esperienze di vita (per esempio il Lago di Garda da cui proviene il medico protagonista del libro), ai ricordi di una zia centenaria a lungo perpetua di un parrocco per quanto riguarda l’ambientazione tra le suore, personaggi questi che sfuggono dal cliché e prendono caratteristiche individuali molto precise che si mescolano con un aspetto magico. «Questa è stata l’eredità di Luca Ciarabelli – racconta Casadio – che da amante e conoscitore della letteratura sudamericana mi ha fatto apprezzare l’elemento magico e surreale».

Del resto, Casadio dice che proprio la lavorazione su Alan Sagrot e il lavoro di editing fatto in collaborazione con la casa editrice è stato per lui, che scriveva già dal 2005 senza aver mai pubblicato, una scuola importante. Che ha evidentemente finito per contaminare anche i suoi riferimenti culturali, perché Casadio, di suo, invece, ha come modelli di rireferimento piuttosto il Simenon di Maigret, che racchiude in brevi romanzi spaccati precisi e storie capaci di raccontare ambienti anche molto semplici. E da Maigret passa anche il filo che l’ha portato a conoscere Barbara Notaro Dietrich, autrice per e/o anche del romanzo Mio marito Maigret, che è stata tra le prime voci fuori dalla cerchia degli amici a incoraggiare Casadio a continuare a scrivere, qualche anno fa. Consiglio che il ravennate ha appunto seguito fino a coronare un sogno che di fatto è anche, per certi versi, una promozione al nostro territorio che ne è protagonista. «Credo che tutta la provincia italiana abbia storie e una memoria che è nostro dovere non disperdere. Mi piace pensare che in qualche modo sto facendo il mio dovere in questo senso».

Insieme a Ravenna e Marina seguiamo l’operato del personaggio principale e di cui preferiamo non svelare nulla per non rovinare l’effetto sorpresa. Su questo Casadio dice: «Sì l’effetto sorpresa è voluto. E ho scelto questo tipo di personaggio per mostrare anche come le cose cambiano e possono cambiare, come i ruoli che magari pensiamo siano immutabili e invece non lo sono affatto».

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