«Dati archeologici di RavennAntica, il Comune ha gonfiato i dati dei visitatori»

Ancisi: «Altro che aumento, i visitatori sono diminuiti». Il presidente della Fondazione replica sui quotidiani: «Non abbiamo nascosto nulla»

Foto1.Panoramica Museo TamoSecondo Alvaro Ancisi (capogruppo di Lista per Ravenna) RavennAntica avrebbe gonfiato i dati delle visite ai siti nella sua ultima comunicazione. Il 29 gennaio scorso infatti il Comune comunicò quello che era sembrato un successo: «In effetti, il 2018 è stato soddisfacente per i beni posseduti e gestiti dallo Stato, che sono Sant’Apollinare in Classe, il Museo Nazionale, il Mausoleo di Teodorico, il Battistero degli Ariani e il Palazzo di Teodorico. I loro dati hanno infatti mostrato un aumento dei visitatori pari al 2,6%, 431.795 persone in totale. Sottraendo quelli gratuiti, l’incremento di quelli paganti è stato del 15,4%, per totale di 240.457. Detto peraltro che nel 2018 il turismo d’arte ha avuto ovunque in Italia un andamento decisamente positivo, Ravenna, nel settore statale, è dunque andata bene».

Tuttavia il sindaco e l’assessora alla Cultura Elsa Signorini «ne hanno però profittato per affermare che c’è stato “segno più anche per i siti di RavennAntica”, che sono la Domus dei Tappeti di Pietra di via Barbiani, il Museo Tamo di via Rondinelli, l’Antico Porto di Classe (siti di proprietà del Comune di Ravenna) e la Cripta Rasponi (di proprietà della Provincia), escluso il nuovo museo Classis perché aperto solo il 1° dicembre 2018. De Pascale e Signorino hanno riferito alla stampa di 167.148 visitatori totali rispetto ai 163.224 del 2017, pari ad un aumento di 3.924. Sono stati creduti sulla parola, perché i dati di questi siti non sono stati mostrati». Ancisi ha però fatto una richiesta direttamente a RavennAntica per avere quei dati. Dati da cui emerge invece un calo di 4.580 visitatori: «I dati veri dimostrano invece che i visitatori totali dei quattro siti storici gestiti da RavennAntica confrontabili col 2017 sono scesi nel 2018 da 163.224 a 158.664».

Sui quotidiani locali di oggi il direttore di RavennAntica Sergio Fioravanti nega che siano stati comunicati dati falsi. «Non abbiamo nascosto né falsificato niente – ha detto al Corriere di Romagna – al massimo può essere sfuggito qualche numero. In ogni caso, dopo un anno e mezzo di polemiche, non mi interessa rispondere».

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