Una Divina Commedia lunga 97 metri: «Vorrei finire il disegno alla Tomba di Dante»

Da quattro anni in Finlandia l’artista torinese Enrico Mazzone lavora sdraiato a terra con la matita su un foglio di quasi 400 mq. Ora sogna di tornare in Italia e completare il Paradiso, magari in occasione del Settecentenario della morte del Sommo Poeta

Enrico Mazzone 3

Illustrare la Divina Commedia con un disegno a mano su una striscia di carta alta 4 metri e lunga 97. È il progetto monumentale a cui sta lavorando Enrico Mazzone, artista torinese di 37 anni, tra paesaggi verdeggianti e casette di legno colorate in Finaldia: «Mi mancano gli ultimi 37 metri, mi piacerebbe venire a Ravenna per disegnare gli ultimi canti del Paradiso davanti alla tomba di Dante». Per rendere l’idea, piazza del Popolo è lunga circa cento metri.

A Rauma da quattro anni Mazzone procede in solitaria con ritmi di lavoro che variano dalle dieci alle dodici ore al giorno, sdraiato sulla pancia a incidere il foglio con una matita. Nel tempo l’opera è stata battezzata  in diversi modi, da Sistina di Rauma a KalevAlighieri, e secondo i piani del 37enne dovrebbe essere terminata alla fine del 2020, giusto in tempo per il settecentenario della morte del Sommo Poeta.

Ma come ci è finito un torinese in Filandia? Alla stregua di tanti giovani italiani, dopo aver conseguito la laurea in Belle Arti, nel 2014 Mazzone decide di andare via da Torino e di accettare un lavoro in Islanda, dove rimane per otto mesi a cucinare in un ristorante stellato. Si sposta poi in una residenza d’artisti finlandese, quindi in Groenlandia, per ritornare infine nella cittadina di Rauma, dove tutt’oggi risiede.

Mazzone, una bella avventura. Come le è venuta l’idea di realizzare un’opera monumentale sulla Commedia?
«Quando sono tornato a Rauma, ho iniziato a programmare il mio rientro in Italia e nel frattempo lavoravo come pittore di case. Un giorno ho scoperto tramite un collega l’esistenza di una cartiera locale, Upm, e ho ottenuto di poterla visitare. Arrivato al magazzino dell’edificio noto questi grandi rotoli di carta, degli scampoli, e mi informo sul loro prezzo. La persona che mi guidava ha deciso di donarmene uno. Mi sono guardato attorno per pensare a cosa avrei potuto farne. Un giorno, mentre favevo jogging nei dintorni e osservavo il paesaggio suggestivo che mi circondava, mi è venuta in mente la selva dei suicidi del XIII canto dell’Inferno; inoltre ho percepito un forte legame tra il concetto di selva e il supporto di cui mi sarei servito, essendo la carta una sorta di “scatola nera” delle foreste finandesi. Così e cominciato tutto».

Come procede nella realizzazione del disegno? Segue uno schema in particolare?
«Procedo per sensazioni, prendendo spunto dal luogo in cui mi trovo. La geografia che mi circonda mi permette di creare un dialogo di immagini e suggestioni tra quello che vivo e quello che trovo scritto nella Divina Commedia. Per le figure umane, ad esempio, mi ispiro ad alcune persone che vivono qua e che incontro nella mia quotidianità».

Nel descrivere la sua opera dice infatti di riprendere la Divina Commedia “dal punto di vista umano”…
«Esatto. Per quanto il taglio figurativo non sia iperrealista, mi piacerebbe che la mia opera trasmettesse un che di umano, anche solo per il modo in cui è stata realizzata. Io mi stendo letteralmente sul foglio di carta, ci entro dentro, e spesso muovendomi creo delle sbavature della grafite. Questo dà un’idea di approccio che è al di fuori della misura d’uomo. Mi piacerebbe che tutti quanti potessero sentirsi veri e propri protagonisti in quest’opera».

Si tratta di un progetto impegnativo che richiede tanto tempo ma anche mezzi adeguati. Chi la sostiene in questa impresa?
«Il disegno vero e proprio lo realizzo da solo, ma il Comune di Rauma mi ha aiutato in questi anni a livello pratico, fornendomi matite, fissativi e soprattutto spazi in cui stare. Ho cambiato tre studi, perché qui gli edifici vengono abbattuti e ricostruiti velocemente. Ora vivo in una piccola casetta. Inoltre, mi stanno aiutando molto le esposizioni dei miei bozzetti in alcune biblioteche in Finlandia e in Lapponia, che mi aiutano a far conoscere il mio lavoro».

A che punto è arrivato finora?
«Lavoro all’opera da quattro anni, ma ho dovuto fare una pausa di cinque mesi e mezzo per motivi personali… adesso mi mancano gli ultimi 37 metri».

Ravenna festeggerà nel 2021 il settecentenario della morte di Dante. Ha in progetto di visitare la città per completare la sua opera?
«Mi piacerebbe venire a Ravenna per disegnare gli ultimi canti del Paradiso davanti alla tomba di Dante. Ci sono stato di passaggio quindici anni fa, ma se la rivedessi adesso ne sarei molto facilmente impressionato. Da un po’ di tempo inoltre sono in contatto con Marco Miccoli (curatore della mostra Dante Plus a Ravenna e di altri progetti più o meno vicini alla street art, ndr) e devo molto al sostegno, anche pratico, che mi sta dando».

Possiamo darci appuntamento a Ravenna nel 2021 allora?
«Spero di sì. Il mio messaggio nella bottiglia è la richiesta di poter disporre di una piccola stanza in cui poter terminare l’opera e accogliere a porte a perte le persone interessate a vedere il mio lavoro. Dopo dieci anni all’estero, sento la mancanza del mio Paese».

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