L’esperienza visionaria dell’artista nei “frammenti” di Maurizio Donzelli

Riflessioni sull’arazzo in mostra fino a settembre alla sala del mosaico della biblioteca Classense e la “sovrapposizione” con il libro di James Hillman dedicato a Ravenna

Fragments Arazzo Maurizio DonzelliIl caso esiste. Ma se così non fosse e potessimo mettere in collegamento avvenimenti, persone e situazioni direi che la conferenza di Silvia Ronchey al Teatro Rasi per la presentazione dell’ultimo libro di James Hillman – dedicato a Ravenna e intitolato L’ultima immagine – e a poca distanza di giorni l’inaugurazione di un’opera di Maurizio Donzelli nella sala del mosaico della biblioteca Classense, per il ciclo “Ascoltare bellezza” a cura di Paolo Trioschi, hanno risuonato molto in comune. Per alcuni aspetti anzi si sono nettamente sovrapposti.

Creato appositamente dall’artista (Brescia, 1958), l’arazzo collocato nel salone della Classense è nato site-specific valutando trama, colori e partitura decorativa dell’antico mosaico pavimentale proveniente dagli scavi di Classe, qui trasferito e ricomposto alla fine del XIX secolo.
Fragments, titolo del lavoro esposto e dell’esposizione, non è un unicum nella produzione dell’artista che già da diversi anni realizza arazzi secondo un preciso procedimento che va dalla progettazione all’esecuzione del manufatto su appositi telai in Belgio. Nonostante l’automatizzazione della manifattura, l’ultima fase di lavoro si basa ancora su una stretta collaborazione fra artista e artigiani. Altrettanto complessa la fase iniziale della progettazione della serie degli arazzi che nascono dallo studio di esemplari medievali fino a quelli del primo Rinascimento.

Fragments Donzelli Arazzo Particolare2Rapito dai particolari ornamentali, dai patterns e dagli sfondi come spazi da cui emergono le figure, il lavoro di Donzelli si basa su rielaborazioni spontanee di immagini. L’artista chiarisce infatti che il metodo di lavoro non si basa sulla logica o analisi razionale dei motivi simbolici e ornamentali, ma da un processo di ripensamento in cui il disegno è inizio e fine di un processo immaginifico. La difficoltà del lavoro sta nel disegnare senza pensare a nulla, lasciare che le immagini invadano lo schermo interiore prendendo corpo. Si tratta di un’esperienza che parte e termina con la coscienza dell’artista ma che si rimette in gioco mediante l’esperienza personale e individuale dello spettatore che ricrea a sua volta il processo.

Le immagini quindi vengono selezionate in base alla loro risultante di vicinanza/lontananza, al loro essere sconosciute all’artista, addirittura alla loro capacità di trasformarsi in ossessioni visive. Questo procedimento richiama la potenza delle icone che il bizantinista Pavel Florenskij considera «finestre aperte sull’invisibile», una considerazione ripresa poi da Kandinskij che ritiene l’arte un atto di rivelazione. Questi sono alcuni fra gli autori amati dal filosofo e psicoanalista James Hillman che nella sua ultima immagine – scritta prima della morte con l’aiuto della Ronchey – decifra le vere immagini interiori come produzioni della psiche e dell’anima, la cui attività primaria è legata all’immaginazione.

Fragments Donzelli Arazzo Particolare1Non a caso Donzelli parla di esperienza visionaria come uno degli atti costitutivi della pratica artistica associandola all’estasi, al sogno, alla fantasia, e afferma come seduzione e bellezza siano elementi connotativi dell’arte. Ma di sogni, estasi, fantasia e bellezza parla Hillman che sottolinea come solo l’immaginazione riesca a restituire senso all’azione del vedere, come l’immagine abbia il potere di creare esperienza e di permettere un’uscita da se stessi: alla lettera una forma di ekstasis. Dispiegare la bellezza: è questa la rivelazione delle vere immagini che permettono la conoscenza della verità.

Il filologo e storico delle religioni Kàroly Kerényi accusava la modernità di aver perso un organo importante, quello del mistero o in generale del simbolo, capace di cogliere la profondità dell’eikon, della vera immagine: molti artisti, e fra questi Donzelli, sembrano costituire oggi l’ultimo fronte alle false immagini, ad un enorme surrogato di senso che dilaga ogni giorno.

Maurizio Donzelli. “Fragments”; Biblioteca Classense (Sala del Mosaico) Ravenna; fino al 13 settembre; orari: lun. 14-19, mar-sab 9- 19; chiuso dom, 23 luglio e 10-20 agosto; ingresso gratuito.

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