Il progetto per estrarre gas che divide la Bassa

Ottenuta l’autorizzazione definitiva, verrà realizzato tramite due pozzi esistenti e altri tre nuovi da perforare

Estrazjpg04L’iter è inziato nel luglio 2010 quando la Società Padana Energia Spa ed Enel Longanesi Developments Srl hanno presentato la domanda per la Via (Valutazione di impatto ambientale) per lo sviluppo del giacemento Longanesi. In pratica una ricerca di gas metano in aree dove già è attivo un sito di stoccaggio gas a San Potito. A novembre 2016 è arrivato il via libera definitiva del ministero e ora tutto sembra pronto per permettere alle aziende di iniziare la mappatura per l’esplorazione con il benestare di tutti i membri della conferenza dei servizi, ossia la Regione Emilia Romagna, l’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, il Comune di Bagnacavallo, il Comune di Lugo e il Consorzio di Bonifica occidentale, che difendono la scelta. Ad attaccare invece sono i meetup di Beppe Grillo, le opposizioni e in particolare Sinistra Italiana che  a Bagnacavallo è uscita dalla maggioranza su questo tema e a Lugo ha visto le dimissioni dell’assessore proprio in segno di protesta a questa decisione delle amministrazioni, tutte targate Pd.

Il progetto in qualche numero

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L’impianto di San Potito

Nel frattempo Enel Longanesi Developments Srl è stata acquisita da Aleanna Europe ed è diventata Aleanna Italia srl, ma nella sostanza il progetto non cambia. L’area è stata oggetto in passato di una storica attività estrattiva, in particolare in relazione ai giacimenti denominati “San Potito” e “Cotignola”, dove oggi sorge un sito di stoccaggio. Il nuovo progetto parte da quanto già presente sul territorio e immagina di recuperare 1.356 milioni di metri cubi nell’arco di tre anni attraverso la messa in produzione di due pozzi esistenti (Longanesi 1 e Abbadesse 1 dir) la perforazione e messa in opera di altri tre pozzi, il collegamento dei pozzi all’esistente centrale di trattamento gas “San Potito”. Gli insediamenti saranno nei territori dei comuni di Lugo e Bagnacavallo, ma le attività minerarie riguarderanno anche Cotignola e Faenza. Si prevede una durata del cantiere di 13 mesi. I richiedenti hanno tempo dieci anni per realizzare il progetto dalla pubblicazione di Via e dovranno comunicare almeno trenta giorni prima la data di inizio delle attività. Data che al momento non è nota.

Le richieste da istituzioni  ed enti locali
A chi ha fatto richiesto di Via sono stati in particolare chiesti vari aspetti di tutela, tra cui per esempio di adottare accorgimenti affinché non siano alterate le caratteristiche essenziali della centuriazione, che vengano effettuati sondaggi archeologici preventivi dove saranno realizzati i pozzi di perforazione; il nuovo tracciato della condotta di previsione non dovrà trovarsi a una distanza inferiore ai 100 metri da luoghi di concentrazione di persene, dovranno essere monitorate le emissione acustiche e l’inquinamento atmosferico prodotto e, naturalmente, dovrà essere realizzato il piano di monitoraggio per l’aspetto che più di tutti preoccupa residenti e amministratori: la subsidenza. I monitoraggi, si legge nella Via, dovranno essere realizzatti da un ente terzo.  Le società proponenti dovranno sottoscrivere con i soggetti interessati opere utili alla messa in sicurezza idraulica ei comuni interessati.

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