Terreno espropriato dal Comune: il giusto indennizzo alla società 15 anni dopo

Nel 2002 l’amministrazione occupò un area di T&C per i lavori in via Baiona. L’azienda si oppose alla cifra offerta e il contenzioso si è risolto solo ora con un accordo bonario dopo che la Corte d’Appello ha impiegato otto anni per andare a sentenza

Giustizia TogaQuindici anni per chiudere il contenzioso nato da un esproprio e i tempi, se non fosse intervenuto un accordo tra le parti, sarebbero stati anche più lunghi. Il contenzioso tra Comune di Ravenna e la società T&C Traghetti e Crociere srl, una controllata di Autorità portuale che gestisce il piazzale da cui partono i traghetti diretti verso la Grecia, è la plastica rappresentazione di quello che può accadere quando ci si oppone ad un esproprio.

Tutto comincia nel 2002. Il Comune da un paio d’anni ha deciso di migliorare via Baiona, la strada che collega Ravenna e Porto Corsini costeggiando la zona industriale. I lavori interessano aree di proprietà di Esercizio Terminals srl, società che poi confluirà in T&C. Palazzo Merlato determina “l’occupazione d’urgenza” delle aree interessate dai lavori e, ad ottobre, prende possesso dell’area oggetto del contenzioso. Cinque anni dopo procede all’esproprio ma la cifra offerta non soddisfa T&C che ricorre alla commissione provinciale competente, ottenendo la prima vittoria.

La commissione infatti ritiene il terreno edificabile e lo valuta 20.475 euro. Siamo nel maggio 2009. Il Comune non ci sta: sostiene che quell’area sia agricola e un mese dopo ricorre in appello, a Bologna. T&C si costituisce e rilancia: l’area in concreto occupata per i lavori non è – sostiene – di 155 metri quadri ma di 383. I conti, insomma, non tornerebbero nemmeno dal punto di vista catastale.

La Corte d’Appello la prende con calma. La sentenza arriva infatti soltanto nel marzo di quest’anno, otto anni dopo ed è, ancora una volta, favorevole a T&C. Il Comune deve versare quanto disposto dalla commissione provinciale più le spese processuali. Si arriva a questo punto all’accordo bonario: l’amministrazione lo propone a T&C. Altrimenti ci sarebbe stato un ricorso in Cassazione e i tempi si sarebbero allungati, con ogni probabilità, almeno di un lustro. L’accordo prevede che il Comune versi i ventimila euro e spicci dovuti e la società rinunci alla pretesa sugli altri 228 metri quadri in esubero.

Letto, firmato e sottoscritto, si conclude così una lunga vicenda che la dice lunga sui tempi della giustizia civile ma non solo: quindici anni (e in questo caso manca il rincorso in Cassazione) per definire il valore di un esproprio quanto spostano la bilancia dalla parte dell’ente espropriatore piuttosto che da quello dell’espropriato?

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