La Cà del Pino rinasce con Spadoni: «L’obiettivo è offrire materie autoprodotte»

Il patron del molino si è aggiudicato la concessione per sei anni dello storico locale sulla Romea. Riapertura a Natale. Il Comune: «Diventerà una bella tappa per ravennati e forestieri in visita alla Baiona»

CapinoPotrebbe riaprire già per Natale lo storico ristorante Cà del Pino alle porte di Ravenna, a nord immerso nella pineta adiacente a via Romea, il cui progetto di recupero è stato affidato a Casa Spadoni, la società che si è aggiudicata l’asta pubblica bandita dal Comune proprietario del terreno e dell’immobile per individuare un nuovo concessionario per i prossimi sei anni. Il locale avrà 150-200 posti a sedere e un personale di circa 10-15 persone. Attualmente il gruppo Casa Spadoni ne impiega circa 70 nelle sue altre tre location (in via San Vitale a Ravenna, a Faenza e a San Giacomo del Martignone) e altre circa 60 saranno assunte per l’apertura nel 2018 all’interno del Mercato Coperto a Ravenna, ora in fase di riqualificazione.

Sarà dunque di nuovo possibile sedersi ai tavoli di un locale, aperto dal 1966, in cui sono passati tantissimi personaggi del mondo dello spettacolo, dello sport e della cultura e importanti imprenditori, fra cui Walter Chiari, Carla Fracci, Alberto Tomba, Raul Gardini, Serafino Ferruzzi e anche Alberto Sordi che qui girò alcune scene del film “Il presidente del Borgorosso football club”.

«Stiamo cercando di valutare l’entità degli interventi da eseguire alla Cà del Pino – spiega Leonardo Spadoni, patron del gruppo alimentare che affonda le radici nel molino di Coccolia –. Ci sono certamente da rifare il tetto e la cucina e da mettere in sicurezza i locali, ma ciò che resterà invariata è l’anima del locale così come conservata per oltre cinquant’anni da Armida Turchetti che continuerà a restare con noi. Questo ristorante rappresenta il naturale completamento di un percorso di cultura e riscoperta gastronomica che da qualche anno stiamo portando avanti. Ci mancava la parte ‘mare’ e soprattutto ‘valle’, per tenere vive le tradizioni del nostro territorio in un mondo sempre più globalizzato e uguale».

Qualche novità nella nuova veste? «Anzitutto, metteremo un nuovo grande camino al centro del salone con una imponente griglia in legno per cuocere il pesce di valle e la cacciagione. Poi sarà ampliata l’offerta dei primi piatti con l’arrivo delle ‘sfogline’ che saranno presenti tutti i giorni per tirare la pasta a mano come una volta, dietro a una vetrina. L’obiettivo è di proporre al cliente materie autoprodotte al 95 percento. Per questo si sta pensando anche a una birra di nostra ricetta, oltre ovviamente al pane, alla polenta e alla carne di mora romagnola del nostro allevamento all’aperto di Zattaglia».

Unico neo, secondo Spadoni, è il vincolo imposto dalla concessione: sei anni di tempo, ma con possibilità di rinnovo. «Non è stato facile – precisano al riguardo gli assessori alle Attività produttive Massimo Cameliani e all’Ambiente Gianandrea Baroncini -, trovare un imprenditore disposto a investire in casa d’altri per un periodo limitato visto che il bene in questione è interamente di proprietà comunale, sia l’edificio sia la terra. Poteva essere solo un imprenditore sognatore come Spadoni. Il ristorante diventerà una bella tappa per ravennati e forestieri in visita alla Piallassa Baiona. In proposito, c’è un progetto di riqualificazione che sarà portato a termine entro due o tre anni, che creerà importanti percorsi naturalistici e conseguenti importanti flussi turistici».

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