Terre Cevico, con il Covid boom di vendite in Giappone. Nuovo magazzino a Lugo

Il consorzio conferma alla presidenza Marco Nannetti. Fatturato a quota 159 milioni, export in crescita

Marco Nannetti

Marco Nannetti

Il consorzio lughese Terre Cevico ha presentato i risultati della gestione 2019/2020 (1 agosto 2019 – 31 luglio 2020) e comunica la conferma di Marco Nannetti alla presidenza – vicepresidenti Franco Donati (Le Romagnole) e Maddalena Zortea (Colli Romagnoli).

I numeri in sintesi. Il fatturato aggregato è di 159 milioni di euro, il patrimonio netto sale a 72 milioni, l’export tocca quota 52 milioni di euro, mentre il plusvalore riconosciuto ai soci è di 7,1 i milioni.

Di rilievo la crescita dell’export (era di 49,3 milioni nello scorso esercizio), in tempi di lockdown e di difficile situazione internazionale, con vendite in 67 paesi e quattro mercati in evidenza: Cina (primo esportatore italiano), Giappone (secondo esportatore), Stati Uniti e Russia.

In evidenza il segmento del vino biologico di Terre Cevico che vede valori ancora in crescita. Venduto in 40 Paesi del mondo, oltre all’Italia, il dato di crescita indica +35%. Sono più che raddoppiate le vendite in Canada e si confermano le buone performance sia nei paesi asiatici che in Europa.

Per quanto riguarda l’Asia, la gravità dell’epidemia legata al Covid19 in Cina, con il blocco delle dogane per oltre 6 mesi, ha comportato inevitabilmente un calo delle vendite ampiamente compensato però dall’aumento dell’export verso il Giappone (+60%). Terre Cevico si conferma comunque anche per questo esercizio primo esportatore di vino biologico del mercato cinese.

Il consorzio lughese ha puntato da tempo sul vino biologico con un incremento delle bottiglie vendute in Italia (+26,5 con 4.926.475 milioni di bottiglie vendute in questo esercizio) e in 34 Paesi del mondo, dove si parla di un +25,1% di bottiglie vendute rispetto alla precedente gestione, oggi le bottiglie di vini biologici vendute all’estero sono 6.132.000.

Il piano di sviluppo. Il piano di sviluppo industriale per il periodo 2020/2024 interesserà la sede dei due principali stabilimenti di produzione, Lugo e Forlì. Asse portante del progetto, nel segno della sostenibilità economica e ambientale, è il tema dell’“industria 4.0”, declinato in interventi come il potenziamento dell’automazione delle aree di stoccaggio, logistica, ampliamento dei serbatoi delle aree di cantina per la messa in rete di tutte le fasi di gestione e produzione delle sedi del gruppo. Più nel dettaglio a Lugo sarà realizzato un nuovo grande magazzino, a Forlì un nuovo stabilimento a fianco dell’attuale.

Oggi Terre Cevico può contare su circa 7 mila ettari di vigneto, gran parte dei quali in Romagna, condotti da circa 5.000 soci viticoltori, in grado di fornire uve per una quantità di vino di oltre 1 milione di ettolitri, e oltre 120 milioni di bottiglie prodotte. Terre Cevico, quindi, gestisce più del 30% della produzione viticola del bacino romagnolo e circa la metà del vino del gruppo è venduto confezionato.

Terre Cevico comprende una serie di società (Terre Cevico, Le Romagnole, Colli Romagnoli, Le Romagnole Due, Due Tigli, Rocche Malatestiane, Sprint Distillery, Winex, Tenuta Masselina, Enoica,) ed altre partecipazioni (tra cui Medici Ermete & Figli, Cantine Giacomo Montresor e Bolé, Winelife società in US).

Grazie alla sua potenzialità produttiva, Terre Cevico si colloca fra le prime imprese vitivinicole italiane sia nel segmento del vino confezionato, commercializzato in 67 nazioni, sia in quello del vino sfuso, esportato praticamente verso tutti i Paesi della UE ed alcuni extra UE.

Nell’ambito del Bilancio di sostenibilità presentato in Assemblea sono stati evidenziati i numeri del personale di Terre Cevico. Analizzando la squadra (264 dipendenti), è interessante l’evoluzione della composizione anagrafica in ambito risorse umane con una attenzione al cambio generazionale, vedendo pressoché costante la fascia di personale tra i 30 e i 50 anni e un’apertura alle giovani generazioni: il personale con età inferiore ai 30 anni è infatti passato dal 21,2% del 2018 al 27,2% del 2020. Proseguendo con l’analisi della composizione del personale per provincia di residenza si nota come la maggior parte di questo provenga dal bacino romagnolo, con particolare riferimento alle province di Ravenna e Forlì-Cesena, dove operano i due principali stabilimenti per l’imbottigliamento.

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