L’esperto: «Lo smart working non marca orari ma offre flessibilità per chi lavora

Parla William Sbarzaglia che si occupa di digital marketing e formazione aziendale: «Contano i risultati finali»

Smart WorkingWilliam Sbarzaglia si occupa di digital marketing dal 2000 e dopo un’esperienza da imprenditore di 17 anni ora è consulente e formatore nell’ambito dell’analisi dei dati per migliorare strategie e performance aziendali. Lavora sia per piccole realtà che per grossi brand e multinazionali. Ecco i suoi consigli a proposito di smart working e qualche consiglio utile con questi nuovi strumenti.

«Ho avuto i primi approcci allo smart working agli inizi degli anni 2000, agli albori della mia esperienza da imprenditore nella mia società di digital marketing, dove si collaborava a distanza con più persone situate in luoghi e città diverse dalla sede aziendale. Ora sono un freelance, e da circa 4 anni e mi occupo di strategie e analisi dei dati, quindi per me è normale lavorare in qualunque luogo: a casa, in hotel, in treno, fare formazione e consulenza nelle aziende. Da quando è iniziata la pandemia c’è stato un forte impatto su tre elementi principali per quel che riguarda l’attività lavorativa. Li affronto uno alla volta.

Lavoro non in presenza. A mio avviso è un errore imporre orari alle persone che si trovano nelle proprie abitazioni e devono far fronte a tutta una serie di situazioni provocate dalla pandemia (i figli a casa, persone da accudire…). Lo smart working è un concetto di lavoro flessibile, che permette al lavoratore di gestire le attività in base al proprio tempo con il rispetto delle scadenze e del buon compimento delle mansioni assegnate.
Altra problematica è proprio nella comunicazione e gestione dei dipendenti. Non avere una metodologia strutturata per comunicare tramite strumenti adeguati poteva portare ad una gestione non ottimale delle risorse e delle priorità. Infatti tutte le aziende che erano già organizzate con queste metodologie hanno avuto un passaggio indolore con lo smart working.
Con lo smart working si ha la possibilità di un minor dispendio di tempo e costi dovuti agli spostamenti o minor stress nell’affrontare traffico. Per quel che mi riguarda, molte attività sono più faticose perchè dover stare molte ore davanti ad una webcam fa sì che l’interazione e il livello di attenzione siano diversi da quelli in presenza. Però ho comunque avuto modo di sperimentare e formare tantissime persone nell’ultimo anno per realtà come Facile.it, Astrazeneca, Msd Italia, Porsche Italia, Tim e a breve con American Express. Quindi lo smart working, per chi lo può intraprendere, è a mio avviso da interpretare, da organizzare e capire come e cosa migliorare per ottenere il massimo vantaggio.

William Sbarzaglia

William Sbarzaglia

Riunioni a distanza. È un momento importante da non trascurare e da organizzarlo nei migliori dei modi. Ecco qualche consiglio. Attrezzatura: connessione veloce, webcam, microfono e/o auricolari. Postazione: lontana da fonti di rumore, buona illuminazione e possibilmente con uno sfondo dietro alle spalle neutro come un muro bianco o comunque non uno scenario come una cucina. Software: il mio consiglio è averne il più possibile già installati sul proprio computer in modo da essere pronti e non far perdere tempo alla riunione. Tra le applicazioni che preferisco cito Zoom (a pagamento), Meet di Google, Whereby (gratuito con delle limitazioni), Skype. Tempi: fondamentale non fare riunioni ad oltranza, mettendolo in chiaro già nell’invito alla riunione. Organizzazione: è consigliabile avere una persona che si occupi della gestione degli inviti e della conduzione fino alla conclusione.

Formazione a distanza. Dal febbraio 2020 svolgo il 99 percento delle mie attività formative da remoto sia per piccoli gruppi di 4/6 persone sia per gruppi numerosi dalle 20 alle 70 persone. Ci possono essere sì delle difficoltà ma anche delle opportunità, perché molte realtà proprio in questo periodo hanno deciso di investire in formazione per i propri dipendenti, approfittando anche di molti finanziamenti a fondo perduto. Qualche consiglio per formazione a distanza efficace sia per professori di scuola che per formatori professionali.
Slide: il supporto visivo non deve essere qualcosa che si legge “davanti” al proprio pubblico altrimenti tanto vale consegnare il materiale e far sì che venga letto in autonomia. Inoltre sempre estrema chiarezza espositiva. Interazione: la lezione non deve essere un monologo del docente. Quindi se si è un piccolo gruppo fino anche ad una decina di persone si può tranquillamente interagire con il microfono e chiedere per quanto è possibile di abilitare la webcam in modo da tenere un minimo di sensazione di presenza. Esistono inoltre altre tecniche come sondaggi online, chat, test o strumenti per mettere in pratica subito quello che viene insegnato. Collaborazione e competizione: attuare una forte collaborazione tra i partecipanti e, perché no, un po’ di competizione per verificare il livello di completamento per determinate prove».

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