L’olio vegetale che può sostituire il diesel, a Faenza ne vendono milioni di litri

Luciano Caroli è titolare di una ditta di distribuzione carburanti all’ingrosso e spiega cos’è Hvo, ideato da Eni: «Riduce le emissioni di Co2 fino al 90 percento. Controindicazioni? Non ne vedo, solo diffidenza per la novità»

L Hvolution All Eni Station Di Via Salaria A RomaUna sorta di «rivoluzione copernicana» per Luciano Caroli, titolare dell’azienda di Faenza che porta il nome del padre, Giovanni, che ha deciso di puntare – unica nel settore sul territorio – sul carburante Hvo. Si tratta di una sorta di olio vegetale – utilizzabile da qualunque motore termico a Diesel oggi in circolazione – che permette una riduzione delle emissioni di Co2 fino al 90 percento rispetto al gasolio tradizionale.

Hvo è l’acronimo dell’espressione inglese “olio vegetale idrotrattato”. Un progetto che Eni ha presentato circa un anno fa, dopo una fase di sperimentazione che ha dato risultati ritenuti eccezionali, e che sta portando Faenza a diventare «un ecosistema sperimentale nell’ambito della sostenibilità ambientale ed economica», come aveva dichiarato durante la presentazione alla stampa del progetto il sindaco Massimo Isola.

«La nostra azienda distribuisce prodotti petroliferi – commenta Caroli – e siamo consapevoli dell’impatto ambientale che ne consegue. Tanto che già dagli anni Ottanta siamo impegnati in un percorso che cerca di portare avanti progetti sostenibili. Così, appena mi hanno parlato di questo nuovo carburante, sono rimasto molto affascinato e ho deciso di approfondire il tema. Abbiamo poi iniziato a promuoverlo con i nostri clienti (aziende di trasporto con il distributore interno per il rifornimento delle loro flotte, ndr) in purezza (si può anche miscelare al gasolio minerale comune, ndr) perché abbiamo pensato che fosse importante avere coraggio in maniera decisa. Abbiamo avuto la fortuna di trovare subito due-tre clienti in grado di recepire bene questa novità e le cose sono andate per il meglio, senza nessun tipo di problema e anzi grande soddisfazione».

I primi ad aderire sono stati l’anno scorso Liverani Group, Donati Spedition e la Cooperativa Facchini Cff, per un totale di 350 mezzi coinvolti nel territorio faentino e oltre 21 milioni di chilometri percorsi all’anno. In questi mesi si è poi aggiunto il gruppo Erbacci e altre aziende di trasporto.

Per la realizzazione di Hvo, Eni ha già convertito due raffinerie, una a Gela e una a Marghera, e si appresta a farlo anche a Livorno. Il carburante nasce dagli oli esausti, che andrebbero smaltiti, a cui si aggiungono vegetazioni idrogenate, coltivate inizialmente in Africa in terreni che altrimenti sarebbero rimasti aridi e che non sono in competizione con la catena alimentare (come invece il biodiesel). «Ne nasce un prodotto che è anche piacevole da utilizzare, in quanto inodore, non oleoso e trasparente come acqua».

Eni ha come previsione di passare dalle 700mila tonnellate distribuite nel 2023 a 5 milioni nel 2025. «Noi abbiamo già raggiunto oltre il 10 percento di Hvo dei carburanti che consegniamo ai nostri clienti (circa 31 milioni di litri all’anno, ndr), con l’obiettivo di arrivare a 4-5 milioni di litri consegnati in purezza ai nostri clienti nel 2024 e un conseguente effetto in termini di riduzioni delle emissioni notevolissimo».

Il carburante è già presente anche nella rete per i privati: i distributori stradali dotati di Hvo sono passati dai 50 dell’estate scorsa in tutta Italia a circa 600, di cui diversi anche in provincia di Ravenna. Il costo alla pompa è in linea con il Diesel classico – sebbene la produzione sia più costosa – grazie alla volontà di Eni che ha tutto l’interesse a lanciare questo nuovo carburante per “salvare” i motori Diesel dalle direttive europee.

«Con i motori di nuova generazione associati all’Hvo (che è stato regolarmente omologato da tutti i marchi automobilistici, ndr) l’impatto sull’ambiente è quasi nullo. E l’Europa se ne è già resa conto. Anche perché l’elettrico – commenta Caroli – non è la svolta che tutti si aspettavano: ci sono problemi di impatto ambientale per la produzione e lo smaltimento e per i percorsi lunghi ancora non riesce ad essere efciente. Ecco perché l’Hvo rappresenta un’alternativa su cui puntare». Ma quali sono le controindicazioni? «Sinceramente non ne trovo. A frenare al momento la sua diffusione credo che sia solo la difdenza verso la novità».

«Il nostro percorso verso la sostenibilità ambientale e la transizione energetica – conclude Caroli -, oltre a un’attenzione costante verso il territorio e i nostri dipendenti, ci ha portato anche a diventare società benet, un traguardo che in giugno festeggeremo, in occasione del terzo anniversario, con un incontro tra fornitori, clienti e banche, già sperimentato l’anno scorso e che si è rivelato ricco di spunti».

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