L’ambasciatore dell’Albana è un ingegnere di Conselice

Il 40enne sommelier Marco Saiani premiato a Bertinoro, ce l’ha fatta anche se nell’ultimo periodo è stato più impegnato con gli alluvionati: «Ogni bagno al mare deve avere un’etichetta»

Marco Saiani Esperto Albana

Il quarantenne Marco Saiani di San Patrizio di Conselice si è appena imposto a Bertinoro nella settima edizione del “Master Romagna Albana Docg”, diventando così il neo ambasciatore dell’Albana. Imponendosi su dodici sommelier provenienti da quattro territori (5 dalla Campania, 2 dall’Emilia, 2 dalla Lombardia e 3 dalla Romagna), Saiani era alla sua quinta partecipazione (l’anno scorso arrivò secondo) al Master promosso dal Consorzio Vini di Romagna e organizzato da Ais Romagna e Comune di Bertinoro. Siamo andati a conoscerlo meglio e a chiedergli qualcosa sull’Albana, prima Docg di un vino bianco in Italia nel 1987.

Marco, quando è nata la passione per il mondo del vino?
«La passione c’è fin da quand’ero giovanissimo, ma sono diventato sommelier nel 2015. Prima studiavo ingegneria edile (che ora è il mio lavoro) e giocavo a pallavolo in B1 a Conselice, quindi era praticamente impossibile pensare al corso Ais. Dopo il diploma le ossa me le sono fatte partecipando a tante degustazioni alla cieca con amici sommelier del “Mosto Mostro”, è così che si impara. Ci trovavamo al circolo di Macrelli di Faenza – che purtroppo ora è stato completamente rovinato dall’alluvione – e ognuno portava una bottiglia diversa che veniva coperta e si provava a capire che vino fosse. È importantissimo assaggiare i vini senza saperne la provenienza, perché in qualche modo l’etichetta influenza sempre».

Al Master Romagna Albana Docg hai battuto nella finale a tre sommelier del calibro del bolognese Giorgio Salmi e del lombardo Andrea Gualdoni. Com’è andata?
«Paradossalmente quest’anno avevo studiato meno dell’anno scorso, perché durante il mese prima del Master ho aiutato vari amici colpiti dall’alluvione, a pulire cantine e abitazioni. Ma l’Albana ormai la conosco bene e ho dato il meglio nella relazione scritta e nella degustazione e servizio finali. Allo scritto ci sono varie tipologie di domande molto impegnative, che vanno dai cloni ai produttori, dai cenni storici alla descrizione di certe etichette, fino alle date di prime produzioni, l’individuazione dei produttori dalle foto e così via. Poi c’è la relazione che ti dicevo e due degustazioni tecniche alla cieca, oltre che un abbinamento cibo-vino. Al Master è fondamentale saper raccontare bene l’Albana, ed è quello che mi ha fatto alla fine vincere. E sicuramente noi romagnoli l’Albana siamo molto abituati a berla, e di tantissime etichette, è un vitigno sempre interessante con varie declinazioni e interpretazioni, ce l’abbiamo un po’ nel Dna, mentre chi viene da fuori magari si concentra solo su alcune etichette e su caratteristiche tipiche».

Ora per un anno sarai “ambasciatore dell’Albana”, cosa intendi fare?
«Oltre a tenere masterclass – cosa di cui sono felicissimo – e promuovere il vitigno nelle varie manifestazioni, quello che mi preme di più è fare in modo che i locali della Romagna, e soprattutto i ristoranti degli stabilimenti balneari, abbiano in carta almeno un’Albana. Nei bagni della nostra riviera l’Albana non si vende per niente, il che è a mio avviso assurdo. L’albana è buonissima, la bevo abitualmente, deve essere valorizzata. Ma anche i gestori devono proporla, perché quando l’assaggi ti rendi conto di quanto sia buona. Il passito, per dire, è splendido e non costa tanto. Ma andrebbe servito anche al calice, cosa invece che molti sono restii a fare».

Marco Saiani Sommelier ServizioFacciamo un piccolo excursus tra le Albana di Romagna?
«Quelle che ho iniziato a bere per prime sono state quelle di Oriolo dei Fichi, che tendenzialmente hanno la parte di frutto e pienezza più marcata. Rispettano molto il bouquet, con l’albicocca, la pesca gialla e le erbe aromatiche, che sono tipiche dell’Albana. Io poi sono un fan di Leone Conti, le sue sono le Albana che mi hanno fatto avvicinare a questo vino, ci sono molto affezionato. A Brisighella e Modigliana sentiamo invece molto di più il terreno e territorio, che è più gessoso e va verso le marne, quindi ci sono più sapidità e freschezza, date dalla quota più alta. Sono di solito vini più verticali, in cui l’acidità è più marcata, c’è più salinità. Se assaggi, ad esempio, “Isola” di Balia di Zola, fatta a Modigliana con uve di Brisighella, Terra! o Fondo San Giuseppe, sono vini verticali e sapidi. A Bertinoro troviamo sia il frutto che la sapidità dello Spungone, perché l’altezza è inferiore, sono sempre equilibrati, magari con più pesca e meno albicocca. Ma anche lì ci sono varie tipologie, ad esempio Neblina o Frangipane, che in certe annate sono più verticali, snelle, fresche, e in altre più “larghe” o i Croppi di Celli che invece è sempre un riferimento “sicuro” di equilibrio. Ovviamente la mano dei produttori crea sempre grandissime diversità. Castrocaro è un gran territorio, anche qui la sapidità dello
Spungone è evidente, un esempio splendido è la Madonna dei Fiori di Marta Valpiani. Scendendo quindi verso Cesena le Albana si fanno più larghe, ameno che non si vada su a Mercato Saraceno, dove si snellisce, come dimostra, per dire, Valleripa di Tenuta Casali. È obbligatorio fare tappa a Marzeno per sentire i “sauternes” Italiani di Fattoria Zerbina. Infine c’è Imola, che ha tante sfaccettature: c’è la Vitalba di Tremonti, affinata in anfora, vino diverso da tutti gli altri ed azzeccatissimo. Poi c’è Giovannini, con varie albana tra cui l’“8000” in anfora. Ci sono vini unici nell’imolese, che sfruttano il territorio, i residui dei calanchi e quest’argilla molto rossa. Il Codronchio di Fattoria Monticino Rosso, per dire, non lo puoi paragonare con niente, è un’Albana che devi sentire per forza, prima o poi per godere della muffa nobile su un vino secco. C’è la tenuta Merlotta, interessantissima. Poi fanno un sacco di metodo classico, penso a Branchini o a Monticino Rosso, perché l’Albana si presta bene anche a questa vinificazione. Comunque, di Albana ci saranno complessivamente 250- 300 etichette, e prima o poi si può anche riuscire ad assaggiarle tutte, situazione ben diversa da zone come Chianti o Barolo, dove le etichette sono migliaia».

CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24
EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
INCANTO BILLB 19 04 – 01 05 24