Alla scoperta dei “Tre Bicchieri” della Romagna

Analizziamo i due albana e i cinque sangiovese del nostro territorio che hanno ottenuto il massimo riconoscimento sulla guida del 2024 del Gambero Rosso

Pexels Timur Saglambilek 66636

La guida Vini d’Italia di Gambero Rosso ha reso noto nelle scorse settimane le valutazioni per il 2024, tra le quali il massimo riconoscimento è l’ormai celeberrimo Tre Bicchieri. La Romagna (considerando anche l’Imolese) se ne porta a casa sette, ottenendo dalla guida anche il “riconoscimento” di regione vitivinicola rivelazione dell’anno, in virtù della grande crescita del lavoro sulle 16 sottozone del Romagna Sangiovese e dell’attenzione alla versatilità dell’albana. Ma anche sul Trebbiano – il vitigno più coltivato in assoluto – il Gambero Rosso ripone buone aspettative, così come su alcuni vitigni autoctoni (in particolare Longanesi, famoso, rebola, centesimino). Ma veniamo ai premiati.

L’unica conferma rispetto all’anno scorso è il Romagna Albana Secco “Codronchio” 2021 di Fattoria Monticino Rosso (premiato per il 2023 con l’annata 2019). Il Codronchio, dalle colline imolesi, è ormai da anni un’albana che si distingue per originalità (è ottenuta da uve botritizzate) e un bouquet splendidamente complesso che all’usuale albicocca unisce frutti esotici, zafferano e note iodate. E non dimentichiamo l’ottimo rapporto qualità-prezzo. L’altro Romagna Albana Secco premiato con i Tre Bicchieri è il Vitalba 2022 di Tre Monti, sempre nell’imolese. Questo è un vino molto particolare, fermentato in anfore di terracotta, dove poi sosta per 10 mesi. Ne esce un’albana corposa, vellutata ma sorretta da una freschezza ben presente, con un finale agrumato irresistibile. Perfetta con i crostacei.

Passiamo al treno dei cinque Romagna Sangiovese: il primo è il Marzeno Superiore Poggio Vicchio 2021 di Fattoria Zerbina. Siamo a Marzeno (per forza), nel Faentino, e questo sangiovese dai recenti natali (arriva dalla vendemmia 2019 da un vigneto storico dell’azienda) si era già distinto con l’annata precedente, ma ora raggiunge l’eccellenza, grazie a un equilibrio mirabile, alla snellezza dei tannini, alle inebrianti note di marasca e viola. Insomma, il tipico sangiovese da manuale.

Ci sono poi due Modigliana. Il primo è il Tramazo 2020 del progetto Mutiliana di Giorgio Melandri, che incarna le composite potenzialità del territorio, da dove escono vini salati e austeri. Questo è un sangiovese di grande finezza, con un naso che più suadentemente balsamico di così non si può. Bello lui.

Il secondo Modigliana è il Vigna Beccaccia 2021 di Villa Papiano. L’azienda è al confine tra Romagna e Toscana, a ridosso della valle del fiume Ibola, con vigne che si trovano nel bosco e un clima decisamente fresco. Il bouquet parla di fiori di campo e frutti di bosco, quindi ricordi balsamici e un qualcosa di minerale. Il tannino qui è ben presente ma senza spalare, perché stiamo parlando di un sangiovese di estrema eleganza. Ecco quindi il Predappio Le Lucciole Riserva 2020 di Chiara Condello, giovane produttrice che in pochi anni sta emergendo prepotentemente nel panorama romagnolo. Le Lucciole, come si dice in gergo tecnico, spacca. Meno di un ettaro sullo spungone, al centro della denominazione “Predappio” tra i 150 e i 300 metri di altitudine, dà questo sangiovese artigianale di grande grinta e personalità. Costicchia, ma ne vale la pena.

Infine andiamo nel Riminese per il Sole Rosso Superiore Riserva 2020 di Enio Ottaviani. Gran produttrice di rebola, l’azienda dei fratelli Lorenzi sfodera anche questo rosso impeccabile. A me i sangiovese di questa zona piacciono per la snellezza e l’accentuata sapidità, e il Sole Rosso, sobrio e raffinato fin dalla bottiglia, non fa eccezione.

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